Salernitana inarrestabile L’Arechi torna a far festa

Le reti di Ginestra e Guazzo sigillano il titolo di campione d’inverno

SALERNO. Abituarsi, a scene così: la Salernitana ha appena vinto - è la settima vittoria di fila all’Arechi, è il quindicesimo risultato utile consecutivo, è il 36esimo punto conquistato nella gestione Perrone (14 gare, 11 vittorie e 3 pari), è la consacrazione del titolo di campione d’inverno - e va a sistemarsi, al completo, davanti la Sud. Salta e balla al ritmo dei tifosi che cantano e urlano, si sfrena in un ballo che coinvolge tutto lo stadio, è l’orgoglio ritrovato dopo anni di stenti e patimenti, figuracce e cancellazioni. Cantano tutti sul motivo di Jingle bells: è davvero un bel Natale. I tifosi “salutano la capolista”, invitano ad inchinarsi a lei. Come ha appena fatto il Teramo, disintegrato in 45’ e poi rianimato, evitando la goleada. Senza avversari, la Salernitana è come se provasse a trovare stimoli riaprendo partite ormai già chiuse e sepolte. Un rullo compressore. Le basta un tempo per chiudere la pratica Teramo, le bastano tre sospiri per abbattere le resistenze avversarie ed incamminarsi verso il nuovo anno col sorriso, col futuro che si aspre e con un orizzonte finalmente terso dopo stagioni di buio. Un anno particolare: la prima parte in D stringendo i denti e storcendo il naso, la seconda di rincorsa per raddrizzare una situazione traballante e tremolante in Seconda Divisione. Il congedo stagionale i granata lo interpretano a due volti: primo tempo da padroni, ripresa di gestione che poi diventa di riserva. Perrone sotto l’albero mette lui la sorpresa: Mounard, fermo da tre mesi, titolare e trequartista, difesa a 4 con Luciani (fermo da un mese) a destra. La forza della Salernitana sta nel centrocampo che prende subito possesso della sfida: Zampa e Mancini contrastano, pressano e ripartono, gli abruzzesi provano l’imbucata centrale ma sbattono contro un muro. Mounard prova a scaldarsi ed a scaldare l’Arechi che non registra lo sfondamento dell’Hyppo Familiy. Il francese va in cerca della ribalta, sembra il solito: gesticola, discute, s’arrabbia, insegue il colpo ad effetto. Che al 6’ meriterebbe: la palombella liftata sibila radente al palo più lontano. I granata premono sull’acceleratore e in 8’ chiudono la partita. Mounard ritarda il passaggio a Luciani che si apre sulla destra, sterza e serve Ginestra che dal limite fa una piroetta spedendo il pallone, affilato e angolato, nell’angolino. Esulta il bomber che al 21’ sfiora il bis: punizione dal limite, incertezza del portiere avversario (il baby Santi, il titolare è out per infortunio), palla che sbatte sul pallo e rimbalza sulla fronte di Guazzo che chiude col tap-in. Afferrata la partita senza affanni, i granata vanno in gestione. Niente di trascendentale ma cosa pretendere di più: persino Perrone smette di agitarsi. Niente indicazioni, nemmeno quando c’è andare sul dischetto: il rigore lo batte, e lo trasforma di potenza, Ginestra. Nella ripresa Cappellacci inserisce forze fresche accanto a Bucchi, i granata invece pensano sia solo una questione di tiro a bersaglio. Mirano alla porta di Santi che resiste, con qualche affanno (9’, 11’, 13’, 16’) sulle conclusioni di Ginestra che cerca il tris. Insegue l’acuto Mounard che insiste nell’assolo. La Salernitana si allunga, e si distrae: rovinosa palla persa a centrocampo, contropiede ospite chiuso (18’) con la staffilata di Bucchi che gonfia la rete. Inspiegabilmente nervosi e contratti, i granata arretrano, si chiudono - Perrone inserisce un difensore, Tuia, per Mounard - schiacciati più dall’insipienza che dall’avversario che tiene il pallino ma non profitta di qualche svarione di troppo. Il sipario sull’Arechi cala dopo 10’ di festa: riabituarsi è un’emozione che fa felice il cuore.

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