Salernitana, i nodi vengono al pettine

Paperissima di Terracciano: Citro segna e il Trapani ringrazia. Gabionetta fallisce un rigore, l’attacco è spuntato

SALERNO. Essere o non essere? Al volgere di una giornata nera e maligna, l’amletica domanda magari se la saranno posta i due portieri: il sempre più pallido Terracciano e lo svolazzante Nicolas, in fondo i protagonisti principali - stesso minuto, un tempo per uno - di una sfida che la Salernitana perde rovinosamente senza che il Trapani tiri mai davvero nello specchio, aprendo ferite sempre più sanguinose sul corpo e nella mente di un gruppo male assemblato da Fabiani e sfiancato pure dalla incertezze di un allenatore che non meriterebbe però la graticola sulla quale è comunque finito, ancor di più dopo le dichiarazioni, vivaddio benedette e sincere, post prato. Sul campo, alla fine, fischi e applausi: i granata che alzano le mani come a scusarsi ma volti spaesati, smunti, stiracchiati. Fotografia ben più preoccupante di una classifica che inizia a rispecchiare il reale valore della squadra e che conferma le perplessità evidenziate da settimane su condizione e assemblaggio, insieme a considerazioni elementari, evidenti, esemplari. Esempio: la Salernitana non ha attaccanti e non ha un portiere. Parte sempre ad handicap e quando lo stellone di Gabionetta prende il verso sbagliato, le diventa insormontabile pure una collinetta. Va così, col Trapani che impacchetta i tre punti accartocciando il regalo di Terracciano: pasticcio col pallone tra i piedi - l’alba della sfida, è il 3’ - e Citro, il Messi di Fisciano, non può non metterla dentro. Aveva sognato un gol all’Arechi sì, ma mica così semplice. Semplice sarebbe pure per Gabionetta - uno abituato a colpi ad effetto - buttarla dentro dal dischetto. Invece - è il 3’ della ripresa, potrebbe essere il suono di tromba che riaccende l’orchestra - il brasiliano molla un lob moscio verso il connazionale Nicolas che smanaccia. A star stretti nella cronaca, il succo starebbe tutto qui: Salernitana tradita da portiere e bomber, incapace in 87’ di ribaltare una tenzone contro un avversario modesto, balbettante in difesa ed evanescente in avanti. Essere o non essere? La domanda dovrebbero porsela pure società e staff tecnico. La Salernitana è una squadra capace di tenersi almeno stretta la categoria? I dubbi e le incertezze crescono, come quelle con le quali convive pure l’allenatore che, dopo aver provato per 3 mesi il 4-3-3 e dopo aver annunciato di tornare alla base, si presenta con un assetto diverso senza mutarlo dopo che la gara ha preso ben altra piega. Nella ripresa Moro prima a sinistra e poi terzino destro, ritarda l’uscita di Pestrin (magari andava da centrale a 3 dietro per l’arrembaggio finale) senza concedere al biondo il comando. Si dirà pure: che ritarda a buttare dentro gli attaccanti. Sì, ma quali? Donnarumma per 90’ si industria, si sbatte ma al dunque evapora. Gabionetta è quello dolente dello scorso anno. Coda in 30’ mostra sciattezza, mollezza, evanescenza. Troianiello avrebbe sul piede un palla solo da appoggiare in porta - col compasso il giro di Milinkovic - ma la butta sul portiere. È pure così che nascono e muoiono le partite: episodi - stavolta la Salernitana non avrebbe meritato il ko, nei primi 45’ viva e vivida, va di rabbia, corsa e fraseggio - che puniscono quando in società si va d’approssimazione infischiandosene della programmazione. Superficiali e sprovveduti tanto da non essersi mai chiesti: ma questa Salernitana è o no da B?

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