IL PUNTO

Salernitana, fare gruppo per continuare a vincere

Dopo la cerimonia di ieri mattina a Palazzo di Città

Calcare i campi di gioco o i corridoi dei Palazzi della politica non è la medesima cosa, ma l’obiettivo comune è sempre lo stesso: vincere. E fare squadra, condividendo senza retropensieri il successo sul campo come una multiproprietà da cui trarre vantaggi, può aiutare a non retrocedere. Anzi, a migliorarsi. Basterebbe menzionare, per restare nella nostra Campania, chi come Achille Lauro ha ricoperto la carica di sindaco a Napoli ma con la sua forza economica rese competitiva la squadra di calcio azzurra.

O Giulio Andreotti, tutto e di più nella storia dell’Italia repubblicana, che pur non essendo mai presidente della Roma ne ha storicamente determinato le sorti. Ritornando alla città d’Arechi, il Comune e la Salernitana, che poche ore fa, nel Salone dei Marmi, si sono ritrovati a fare festa per la promozione in serie A di Di Tacchio e compagni, non sempre hanno remato nella stessa direzione, come è pure giusto che sia, avendo obiettivi-interessi diversi. Con la promozione dell’Ippocampo nella massima categoria calcistica nazionale, però, ora, volenti o nolenti, entrambi si ritrovano a condividere un percorso che sbaglierebbero ad interpretare come unicamente legato alla gestione dello stadio Arechi o all’accoglienza in tribuna autorità. In ballo, e non è un gioco, c’è quell’indotto di valori economici e sportivi che in una fase di ripartenza dallo stop forzato dettato dal Covid potrebbe rilanciare l’intero tessuto socio-economico del Salernitano.

Un calciatore che con le sue parole genera gioia di vivere nei cuori dei giovani costretti ad esprimersi con il linguaggio dei segni o le azioni di solidarietà dello staff granata valgono più di un voto alle elezioni o di un bilancio societario. Come non hanno un prezzo le attività dell’indotto legato alla squadra di calcio che possono offrire beneficio se supportate con rigore dall’amministrazione locale. Azioni comuni tra le istituzioni non solo del capoluogo e la Salernitana poi, di fatto, gioverebbero al merchandising del club di calcio come al marketing territoriale, senza intaccare l’autonomia di nessuno. «Quando si fa festa si abbracciano anche i nemici» la battuta-verità del tecnico granata Fabrizio Castori durante una cena in Costiera Amalfitana giusto due sere fa. Dopo il mieloso incontro di ieri a Palazzo di Città sarebbe un autogol se Salerno e la Salernitana vivessero una stagione da separati in casa, senza cooperare, pur nel rispetto dei propri ruoli e di una comunità che vuole sentirsi rappresentata con azioni virtuose, dando un calcio a diatribe di bassa lega che non portano punti nella classifica della quotidianità.