Salernitana, è un punto che fa sperare

Prova d’orgoglio dei granata, in vantaggio con Bovo. Sfortunati e spreconi, poi scoppiano e il Cesena ne approfitta

SALERNO. La Salernitana esce dal museo delle cere e torna viva, vegeta, vivace. Riaccende i muscoli, rianima se stessa, ravviva pure i cuori di chi pensava fosse già al capolinea. Rinasce nel pomeriggio più difficile e delicato - piena di cerotti com’è e contro un avversario destinato alla A - mostra carattere e compattezza che parevano perduti, si aiuta, si cerca, si cementa e finalmente torna a riempire la casella dei punti. Solo uno, purtroppo. Potevano essere tre se fosse stata più lucida e magari un tantino fortunata, ma potevano essere pure zero se al 95’ Lucchini non chiudesse gli occhi sull’inzuccata a due metri dalla porta. Aggressiva, lucida, feroce: una Salernitana mai vista finora, peccato però che così duri per 70’. Ormai spompata, senza energie e senza cambi, lascia campo ai bianconeri che l’assaltano, la chiudono sfruttando le corsie esterne e le sponde dei due attaccanti centrali, trovando il pari (discusso) e sfiorando il colpo. Va così: solo un punto. Però, fatta la tara, pesate situazioni e contingenze (7 granata out, Gabionetta ectoplasma) è un punto solido. Dal quale ripartire, sul quale riprendere a costruire certezze ed una stagione quantomeno dignitosa. Va così, c’è da sperare che la sequela di infortuni abbia fine (Schiavi out almeno due mesi) e stringere i denti sino a gennaio quando alla società toccherebbe operare rinforzi calibrati per rimpolpare una rosa sguarnita e mal assemblata se si vuol blindare la categoria senza ansie. Drago, quando decide di cambiare, ha solo l’imbarazzo della scelta: Ciano (il bomber della B lo scorso anno), Succi (eterno corazziere) e Mazzotta, fluidificante che sarebbe titolare in qualsiasi altro club cadetto. Torrente - che vede la sua Salernitana arrancare dopo 70’ di battaglia, di feroce applicazione, di corrette letture e di abnegazione infinita - quando si volta verso la panca trova una banda di ragazzini della Primavera e poco altro. Anche così può spiegarsi il pari dell’Arechi che alla fine riserva applausi e una bordata di fischi a Pinzani che convalida il gol bianconero nonostante appaia viziato da un fallo di ostruzione sull’ingenuo Empereur dopo castroneria di Schiavi. Mancano 10’ e la Salernitana, ormai sulle gambe, si regge con la forza dei nervi e la determinazione, scampandola per due volte grazie alle cilecche bianconere: la fase più dura e delicata, dalla quale la squadra però esce in piedi ed a testa alta. Di più proprio non poteva: niente più benzina dopo 70’ energici, produttivi, lineari. Finalmente raccolta intorno ad un’idea e a difesa di uno spartito che poi avrebbe bisogno della fiammata e della finalizzazione per salire di tono. Ma Gabionetta è abulico e Coda non è (ancora) il bomber che acceca. Sfortunato quando centra il palo (sulla ribattuta Bovo dà il meritato vantaggio, nei primi 35’ i granata comandano sul prato), e sfortunato Empereur che - dopo il legno bianconero - prima centra il palo e poi spreca a due metri. Finalmente guidata da Moro, la Salernitana si veste d’umiltà cercando il lato debole ospite. Lineare ed efficace, l’assetto in mediana le conferisce dinamicità. Sciaudone e Troianiello (pennellate sui corner) sfaldano grazie anche agli straordinari di Lanzaro. Più sicura dietro (Empereur meglio di Schiavi), più sicura tra i pali, chiude tra carambole, cuore e ardore. Solo un punto ma pesante: vale più di tre effimeri.

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