Salernitana, è la trasferta di Mendicino

A Catanzaro, dove è di casa la famiglia, torna titolare, si carica sulle spalle l’attacco e vuole ritrovare il feeling con il gol

SALERNO. La partita delle radici è scolpita nel destino di Ettore Mendicino: a Catanzaro è di casa il papà Luigi originario di Pallagorio e allo stadio “Ceravolo” SuperMendo, domani sostituto di Calil, segnò il primo gol (nella foto, l’esultanza di allora) con la Salernitana prendendo a testate la sfortuna. Era il 16 novembre 2013 e Mendicino fresco d’ingaggio aveva dovuto pedalare a lungo sulla cyclette, perché il batticuore improvviso aveva ritardato il rilascio del pass per l’idoneità sportiva. «Sta facendo il tagliando», provava a sdrammatizzare il copatron Lotito.

Invece la Salernitana era in pensiero e Mendicino aveva il magone perché non riusciva a ritagliarsi spazio, frenato da lacci e spezzoni di partite. Arrivò lo spezzone pure a Catanzaro, un anno e mezzo fa: Foggia era stato espulso, Ginestra aveva speso energie, Guazzo aveva rilevato “il cobra” procurandosi il rigore del provvisorio 1-1 e al 39’ delle ripresa toccò a Mendicino. Gli dicono (e gli dicevano) che vede poco la porta, non “la sente”. Si vendicò (e spera di ripetersi) avvitandosi di testa sul cross di Rizzi: fu un gol bellissimo che festeggiò correndo sotto la curva dei tifosi granata per sfogare la rabbia e gridare il suo «eccomi, sono rinato». Da quel gol, Mendicino ricavò vantaggi: recuperò fiducia, stima, minuti, partite. Ricavò la forza per mettere a segno altri gol pesantissimi: contro il Frosinone nel fango, contro il Benevento battendo il calcio di rigore sul filo del gong, contro il Barletta, nella cinquina di Viareggio. Insomma divenne il califfo all’improvviso, l’uomo gol e il calciatore della provvidenza proprio quando gli attaccanti titolari cominciavano a perdere colpi. Adesso la storia si ripete. Fuori Calil, fuori quasi certamente Nalini, tocca a Mendicino reggere con Gabionetta il peso dell’attacco che Menichini sta collaudando e dovrà lanciare alla conquista dei tre punti. Però Gabionetta è il funambolo, l’uomo dell’ultima accelerazione. Mendicino, invece, è il numero nove e quindi deve fare gol, deve finalizzare e aiutare la Salernitana a portare a casa la vittoria.

Nella partita delle radici e del destino, potrebbe esserci tutta la famiglia sugli spalti: al papà Luigi, infatti, potrebbero aggiungersi la mamma Raffaella e il fratello Giovanni. Quest’ultimo ha assistito poco tempo fa al suo primo match dagli spalti. Era presente, infatti, all’Arechi in occasione di Salernitana- Benevento e si emozionò al cospetto di ventunomila spettatori. «Ettore meritava il gol», commentò ripensando al miracolo del portiere sannita Pane sul colpo di testa di Mendicino nel primo tempo. E invece ancora digiuno. Voce di popolo: «Fa a sportellate, ha buone doti tecniche ma il gol..».

Lo spiffero è sempre lì, bisogna ricacciarlo nel vaso e la partita delle radici arriva propizia per cambiare il destino di Mendicino e la storia degli uomini gol granata proprio ora che anche la statistica inizia a non essere più alleata del centravanti. L’attaccante di Fiumicino è infatti a secco da un mese: era il 20 febbraio quando segnò contro il Foggia e. L’astinenza fuori casa è ancora più lunga: dura da quasi sette mesi e risale alla prima trasferta del campionato, a Martina Franca. Intanto Mendicino ha suonato la carica. Su Instagram, il social network fotografico, ha pubblicato la pagina di un libro con una frase che si lega bene al particolare momento della Salernitana: “Un gruppo di persone che condivide un obiettivo può raggiungere l’impossibile”. Tradotto in striscioni, “Ci devi credere”.

Pasquale Tallarino

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