Salernitana

Rosina: ora serve la svolta

La squadra si affida al fantasista per scacciare la crisi e battere il Trapani

SALERNO. Il gol più bello è stato messo a segno a Bari e non c’è punizione liftata che regga il confronto: è nato Alessio Rosina, figlio di Alessandro, il giocatore più atteso dai tifosi della Salernitana e dall’allenatore Giuseppe Sannino che l’ha utilizzato in tutti i ruoli possibili e in tutte le partite di questo primo scorcio di stagione, a prescindere dal modulo. Anzi, il modulo è lui, il mondo granata gli gira intorno: Rosina deve inventare, ispirare, correre, ripagare le aspettative della società che a 32 anni l’ha onorato con un contratto di 300mila euro a stagione, più incentivi e bonus. In attesa dell’urlo liberatorio per la prima vittoria della Salernitana, papà Rosina s’è precipitato a Bari per star vicino alla sua compagna Chiara Masciotta ma farà in tempo a rientrare all’Arechi e oggi è atteso dalla Salernitana per l’allenamento di rifinitura.

S’è messo in testa, infatti, di rispondere presente anche alla prossima convocazione. Sarebbe la sesta gara da giocare tutta d’un fiato in una manciata di giorni, una specie di record. Lui è il pupillo del tecnico che l’ha richiesto espressamente al direttore sportivo Angelo Fabiani e poi l’ha responsabilizzato già alla prima di campionato con la fascia di capitano. Rosina è il “sempre presente”, alla stregua del portiere Terracciano e del difensore Bernardini, il suo impiego non conosce sosta e non risponde a logiche d’opportunità e turnover che hanno spinto l’allenatore a gestire diversamente altri giocatori. Finché Rosina c’è, regge e non deve controllare l’appesantimento al polpaccio e il dolore passeggero al ginocchio (storia di qualche settimana fa, poi sfiammata), Sannino non lo cancella dalla formazione base. Dopo il gol più bello, realizzato nel reparto di ginecologica e ostetricia dell’ospedale di Bari, la sua città d’adozione, adesso Rosina s’aspetta di scendere in campo e di festeggiare mimando la culla. Vuole giocare, chiede spazio, metri e zolle preferite, non si aspetta di restare a guardare. È andata così fino alla trasferta di Cesena che ha propiziato anche l’esclusione della coppia Coda-Donnarumma e l’avanzamento del calabrese in prima linea, vicino a Joao Silva. Qual è il ruolo di Rosina? La domanda è sulla bocca di tutti, è un discorso di caratteristiche tecniche (personali) e di identità tattica (della squadra) perché un giocatore con curriculum e personalità, se vive di fiammate come faceva Denilson Gabionetta e non trova la giusta dimensione in campo, finisce involontariamente per spostare equilibri, diventa croce e delizia. Sannino, invece, non lo cataloga, non usa etichette, anzi dice che «uno come Rosina, umile, determinato e votato al sacrificio, può giocare dappertutto». Infatti è accaduto. Dopo i primi assaggi da centrocampista offensivo, troppo lontano dal cuore della manovra e dalle zolle che contano, è stato schierato in posizione più accentrata e sulla trequarti perché innescasse Coda e Donnarumma col Vicenza. A Cesena ha agito da seconda punta. Ora si candida per un ruolo da protagonista (difficilmente da centrocampista a tutto campo, quasi certamente in posizione avanzata, trequartista o seconda punta) col Trapani che ha affrontato sei volte in carriera, sempre da titolare. Non ha mai segnato ai siciliani. Il piccolo Alessio, adesso, aspetta.

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