PALLANUOTO

Roberto Spinelli, il millennial d’oro di Salerno

Il neo campione d’Europa Under 17: «Per Nando Pesci e per i miei genitori»

SALERNO - Un’onda lunga di sogni che s’avverano. È una generazione di fenomeni che si tramanda, una “meglio gioventù” che non s’esaurisce con i figli degli anni Novanta. La pallanuoto salernitana ne aveva da poco celebrati tre, dei suoi talenti più illustri nati al tramonto del secolo scorso: un campione del mondo con il Settebello, Vincenzo Dolce, e due medaglie d’oro all’Universiade, Mario Del Basso ed Eduardo Campopiano. Poi è toccato a Roberto Spinelli, il millennial di quest’estate magica per uno sport che affonda le sue radici profonde in una tradizione vincente, e però che mai aveva espresso così tanti trionfi. L’ultimo, quello di Roberto, è arrivato all’Europeo Under 17, in Georgia, e lui, studente del liceo scientifico Severi (ma prossimo al trasferimento a Napoli “per giusta causa”), racconta la sua gioia con l’umanissimo disorientamento di chi fa fatica a realizzare ch’è tutto vero. «So che sembra strano, forse buffo. Però lì a Tbilisi, subito dopo la vittoria, neppure mi rendevo conto di cosa stesse accadendo».

Meglio calarsi nella parte, Spinelli. Campione d’Europa. Le piace come suona?
Direi di sì. Molto bene. È stato fantastico il rientro a casa: i miei amici mi hanno aspettato in piscina per festeggiarmi. Ringrazio tutti, in primis il mio ex allenatore Tonino Luongo, per la splendida sorpresa.

Una cavalcata trionfale in azzurro. Se l’aspettava?
Ci speravamo ma sapevamo pure d’avere una grande concorrenza: dalla Spagna, poi affrontata in finale, alla Grecia, passando per Serbia e Montenegro. Insomma ce n’erano un bel po’ di squadre forti. Ma noi siamo riusciti ad imporci. Nonostante quello ch’era successo. Già. È successo che a pochi giorni dall’Europeo Under 17 avete perso il vostro ct, Nando Pesci, improvvisamente scomparso. Uno choc. Nando era una magnifica persona, oltre che un grande allenatore. Io, poi, gli devo tantissimo.

Cosa, in particolare?
È stato il mio allenatore negli ultimi mesi all’Arechi, mi ha lanciato come portiere titolare in serie A2 nonostante la mia giovanissima età. Ha creduto in me, mi ha dato una fiducia incredibile puntando proprio all’obiettivo dell’Europeo. Era con noi da lassù.

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