BOXE

Riecco Vitolo: «Diploma e Nazionale»

Il campioncino di Sant’Egidio torna a combattere: «Qualche brutto voto mi fece riflettere, darò tutto a scuola e sul ring»

“Buongiorno maestro, vi faccio i miei auguri per la festa del papà e vi annuncio che la settimana prossima sarò di nuovo in palestra per riprendere gli allenamenti.” Il Team Boxing Gianluca Ceglia di San Valentino Torio non ha perso il suo golden boy . La piccola crisi che aveva allontanato il tre volte campione d’Italia (1 Schoolboys e 2 Junior) Giuseppe Vitolo dalla boxe è durata sette mesi. Vitolo il giorno di San Giuseppe ha telefonato a Gianluca Ceglia e gli ha regalato di nuovo il sorriso, svanito dopo la scomparsa dal ring dell’allievo del cuore. Vitolo è considerato un talento, un campioncino in grado di raggiungere traguardi impensabili. A 17 anni ha conquistato tre titoli italiani delle categorie giovanili e due Trofei Boxam a Murcia, in Spagna. Fino a oggi ha disputato 28 combattimenti di 3 riprese perdendo solo quattro volte ai punti e di stretta misura. Pochi per capire se diventerà un asso del ring, ma la stoffa c’è e l’avvio è più che promettente. Il ragazzo di Sant’Egidio Montalbino ha disputato anche tre Campionati Europei giovanili, uscendo battuto ma a testa alta «perché nelle prime due riprese ero bloccato dall’emozione, alla terza, però, mi scioglievo e vincevo io, ma non bastava. Ora ho imparato e sono curioso di vedere come finirà la prossima volta». Il golden boy dovrà farsi largo tra gli Youth e riconquistare la nazionale di Coletta , ma non sarà un grosso problema se ha ritrovato voglia e determinazione. Ma seguite l’intervista che ci ha rilasciato, roba che deluderà la community dei denigratori della boxe e farà esultare chi crede che esiste ancora la noble art disciplinata dal Marchese di Queensberry nel sesto decennio del 1800.

Vitolo, improvvisamente, a 17 anni, lei ha detto no a uno sport che le ha dato le soddisfazioni che tanti pugili della sua età sognano ma non raggiungono. Titoli tricolori, podi internazionali e la maglia azzurra sono stati accantonati all’improvviso. Perché?

Ma no! Queste conquiste mi hanno portato al settimo cielo. Le ragioni del mio ritiro erano molto serie. Almeno per me.

Sentiamole.

La verità è che l’anno scorso accusai un calo a scuola. Passai a voti appena sufficienti e sentivo molta stanchezza fisica e mentale. Volli riflettere. Mi chiesi il perché di quel calo, e trovai presto la risposta: il ring mi stressava troppo, non mi concentravo abbastanza sui libri e allora feci una scelta dolorosa ma necessaria. Decisi di mettere a riposo il pugile e di recuperare tutte le potenzialità dello studente.

Studiare le costava tanto? Ha creduto che la boxe non le permettesse di essere un primo della classe?

Non voglio essere un primo della classe, però le mie cose voglio farle bene. Non sono uno al quale piace arrabattare. Racconto qual era la mia giornata così si capirà meglio. Frequentavo la IV ragioneria a Cava de’ Tirreni e mia madre mi svegliava alle 5 del mattino. Lei raggiungeva mio padre al bar che gestiscono e io mettevo la testa sui libri per ripassare ciò che ero riuscito a leggere la sera precedente. Facevo colazione e via in macchina, con mio padre, alla stazione di Angri per salire sul treno delle 7,25 con arrivo a Cava dopo mezz’ora. Dalla stazione a piedi fino all’istituto e stessa cosa al ritorno. Se il treno non fa ritardo, sono a casa alle 15 circa. Se, invece, come capita, non rispetta gli orari, siedo a tavola un po’ prima delle 16. Un’ora a letto, perché ne ho bisogno, un’occhiata ai libri e via in palestra da dove esco alle 20 - 20,30. Vedo Ale, la mia ragazza, studentessa ad Angri, o qualche amico, stiamo un po’ insieme, un giro in motorino e sono a casa alle 22. Studio con la testa intronata e con poca voglia. Mi addormento intorno a mezzanotte e, dopo le 5, riprendo il tran tran . Logico che ne soffra lo studio. Se poi sono convocato per il collegiale azzurro o se devo partecipare ai campionati italiani o a tornei importanti è lo sfinimento. Da qui la decisione di lasciare la boxe. Non per divertirmi, ma per studiare. Lo scorso anno in discoteca sono andato soltanto una volta.

Non impreca contro la scuola a distanza?

Anzi. Onestamente devo dire che mi sta molto bene. Mi sveglio alle 8, siedo a tavola in orari decenti, studio di più e meglio e sono molto meno stressato.

È per questo che ha deciso di ritornare al ring?

Non per questo. Ho studiato, ho raggiunto i voti alti e mi sono rasserenato. Ne ho parlato con Ale, che è giudiziosa, con la prof di educazione fisica e con i miei e tutti mi hanno incoraggiato a non rinunziare allo sport della mia vita. Però lo studio è al primo posto.

Il maestro Ceglia l’attende da mesi. È arci-convinto del suo talento naturale e delle sue grandi possibilità.

Lo so. Il maestro Ceglia mi segue fin da quando un mio zio mi portò nella sua palestra. Avevo 10 anni e lui mi ha insegnato proprio tutto. Le dico anche che le poche volte che ho perso è stato perché lui nel mio angolo non c’era. Vede la boxe come pochi e sa darmi sicurezza come nessun altro. Tutto quello che ho fatto lo devo a lui. E, probabilmente, anche quello che di buono farò. Quando si batterà per il titolo europeo, sarò al suo fianco come il suo più accanito sostenitore.

A 14 anni lei ha vinto il titolo nazionale di Schoolboys, a 16 e a 17 anni non si è fatto sfuggire i due tricolori junior dei 48 e dei 52 kg. Poi ha vinto due anni a Murcia contro spagnoli e altri stranieri. Un inizio di lusso. Come vede il futuro?

Tra gli obiettivi metto il diploma con voti alti, i Campionati Youth, la Nazionale maggiore e, poi, capiremo dove potrò arrivare. La formazione dovrà darmela la scuola, ma la boxe, mia grande passione, dovrà completarmi.