Quello striscione ironico per rispondere ai veneti

I tifosi granata vincono fuori dal campo, in ventimila spingono la squadra Funziona il piano predisposto dalla questura in una delle gare più a rischio

SALERNO. Al rintocco della mezzanotte, si spengono i lampeggianti della polizia e arriva l’aggiornamento della Questura: «I tifosi del Verona sono già in autostrada, sulla strada del ritorno». Fila via senza incidenti, condita solo da sfottò, la partita più delicata del campionato. Salernitana-Verona, dichiarata a rischio altissimo dal Viminale, è stata pareggiata in campo e vinta dai tifosi granata sugli spalti: cori, applausi, poi tutti a casa dalle proprie famiglie. Cinque anni dopo, lo stadio Arechi è sempre una bolgia ma non è più prigioniero dell’ansia e della disperazione che accompagnarono Salernitana-Verona nel 2011, la partita dell’agonia e del fallimento già scritto. In tribuna c’è anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Quest’ultimo, cinque anni fa, ricordava al proprietario dell’epoca Antonio Lombardi che c’era stato bisogno di fare collette per sostenere le ultime trasferte del campionato. No, Salernitana-Verona, stavolta, non è la stessa cosa: non è l’approdo miracoloso né l’ultima spiaggia ma la ripartenza. Aria nuova, nuovo orizzonte. Lo percepiscono anche gli ultras della curva Sud Siberiano che alla vigilia hanno voluto porre l’accento sulla ritrovata compattezza e unità di un ambiente più sereno, finalmente coeso.

Vietato rispondere alle provocazioni, dopo cinque anni di lontananza dal Verona. Le frange oltranziste del tifo scaligero, che arrivano allo stadio scortate e blindate da poliziotti in perlustrazione anche nelle traverse di viale Pastore per evitare le imboscate, “falchi” in motocicletta più un elicottero che sorveglia dall’alto, piombano in curva Nord e gridano tre volte il consueto «siete sporchi terroni». In curva Sud non hanno tempo per il becero odio. Gli ultras della Salernitana si qualificano e nobilitano, invece, con i cori d’incitamento alla squadra del cuore e con lo striscione “Solidali al Centro Italia”, esposto nei distinti per esprimere vicinanza alle popolazioni terremotate. La Salernitana, che alloggia a Mercato San Severino, a pochi chilometri da Serino dov’è di stanza il Verona, viene accolta al suo arrivo allo stadio in pullman (ore 19.05) da tifosi festanti e fumogeni granata. Il tecnico Giuseppe Sannino avvicina il naso al finestrino, alza il pollice e sorride. Quando la Salernitana entra nel “ventre” del suo stadio, pronta a dare battaglia calcistica, c’è ancora tanta gente ai botteghini. Un fiume d’amore e di passione (19709 spettatori, compresa la quota abbonati, 4583) un muro di mani, “voce, grinta e ardore.. noi il cuore pulsante di questo grande amore”, scrivono gli ultras della curva Sud in un lunghissimo striscione.

Un pubblico maturo e paziente, che non fischia la Salernitana dopo un primo tempo in svantaggio, tremebondo, d’attesa, con poche idee, ma la incoraggia. All’intervallo, infatti, la squadra rientra negli spogliatoi sospinta dal coro «forza ragazzi». Fiducia e attesa premiate. Al 16’ del secondo tempo, il bomber Massimo Coda (che l’aveva promesso, «col Verona segno io») schiaccia di testa alle spalle del portiere del Verona e “viene giù” lo stadio. È il momento più bello, di coinvolgimento popolare e apoteosi: la gente diventa dodicesimo uomo, crede nel clamoroso ribaltone, ha il cuore in fiamme e spinge alla riscossa la Salernitana cantando a squarciagola i cori della rimonta e della rinascita. E fa niente che finisca 1-1. La Salernitana è viva, ha cuore, personalità e raccoglie con merito, insieme al suo allenatore, gli applausi a scena aperta di tutto lo stadio. (p. t.)

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