Quell’eroe napoletano in bianconero

La scelta obbligata di “Adl”. E adesso speriamo che si ripeta un altro miracolo

di VITTORIO DINI

Potrei dire: lo sentivo, quasi lo sapevo che così sarebbe finita. Non a caso due mesi fa l’avevo addirittura scritto, chiudendo il mio intervento nell’instant book “Higuain. Dica 36” de “Il Napolista” edito da Colonnese. “Ad ogni modo, se anche Higuain dovesse andar via, non sarebbe come Cavani – a prescindere, beninteso, dal rendimento offerto dai due grandi campioni – perché per Cavani, come per Lavezzi c’era una manifesta volontà di lasciare Napoli. Il Pipita, da sabato 14 maggio, è indiscutibilmente un eroe napoletano; e come tale lo considereremo sempre. Ma confidando che possa ancora con la maglia azzurra, unico a poterlo realizzare, superare il record e raggiungere i 40 gol, come del resto avrebbe già fatto senza l’espulsione di Udine”. Ma non posso, mi prende la rabbia, quasi le lacrime al pensiero di Higuain che veste la maglia bianconera; no, perché anche un grande matematico, ma fine spirito filosofico, già quattro secoli fa affermava: “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. Blaise Pascal lo affermava in piena epoca barocca, quando si manifestava il primato dell’apparire sull’essere, che la nostra epoca ha portato al limite estremo: l’apparire è l’essere. Apogeo e crisi del nuovo sistema del calcio, della sua connessione stretta tra gara sportiva, spettacolo, finanza ’creativa’, dominio dell’immagine televisiva, società uguale ad azienda con centralità della finanza e del ’virtuale’: il prodotto è una forma specifica di rappresentazione. Rappresentazione, è il calcio ’televisivo’, nel quale tutto è previsto e ripetuto, non ci sono eventi, fatti, ma “questo è il teatro occidentale, una partita di calcio programmata e poi scrupolosamente eseguita, quindi tre volte rappresentata”. La situazione attuale era prefigurata già qualche decennio fa nella immaginazione letteraria - in realtà un’anacronistica trasposizione nel tempo. Nell’immaginario fantastico di Borges e Bioy Casares, in “Le cronache di Bustos Domecq”, il presidente del club ’Riserva Juniores’ così si rivolge al radiocronista Ferrabás: “Ferrabás , ho già parlato con De Filippo e con Camargo. La prossima volta perde la Riserva, per due a uno. Il giuoco sarà accanito, ma non ricada ancora, se ne ricordi, nel passaggio di Musante a Renovales, che tutti conoscono a memoria. Voglio immaginazione, immaginazione. Capito? Può andare”

Radunai le forze per arrischiare la domanda : “Debbo dedurre che il punteggio è stabilito in partenza ? “ Savastano, alla lettera, mi gettò nella polvere. “Non esiste punteggio, né formazioni né partite. Gli stadi cadono tutti a pezzi. Oggi le cose succedono solo alla televisione e alla radio. La falsa eccitazione dei locutori non le ha mai fatto sospettare che è tutto un imbroglio? L’ultima partita di calcio è stata giocata in questa città il 24 giugno del ’37. Da quel preciso momento il calcio, come tutta la vasta gamma degli sports, è un genere drammatico, interpretato da un solo uomo in una cabina o da attori in maglietta davanti al cameraman”. Il futuro è già nel passato nella fantasia dei due scrittori argentini; nella realtà è sicuramente in pieno corso. E, si noti bene, il racconto delle fantastiche Cronache, si chiama Esse est percipi , vale a dire la formula del filosofo inglese Berkeley per indicare che la vera realtà, l’essere, è ciò che appare.

Dunque, il cuore di noi tifosi azzurri sanguina, e possiamo solo rammaricarci che Higuain non abbia seguito il saggio suggerimento di un altro eroe – ma quello era ed è di altra pasta – tanto da essere un mito globale: “Un vero argentino non può giocare a Torino”, naturalmente si tratta di Maradona. Eppure quattro anni fa, l’aveva seguito lasciando a Tevez il fatale errore. La nostra gratitudine non può tuttavia fare a meno di desiderare che il Napoli batta la fortissima Juve con Higuain, Pjanic, Benatia e Dani Alves in campionato e in Champions: che l’esito di questa scelta sia come quella di Cavani, non incrementi né i successi e tantomeno la felicità. Ma la ragione, la triste ragione, dice altro, dice che questo evento si iscrive in pieno nella realtà dell’attuale sistema del calcio, che sia Higuain che lo stesso De Laurentiis sono ingranaggi di questo sistema. Sì, anche ADL, e l’ultima dichiarazione sul tradimento lo svela, e non è difficile immaginare che sia stata resa quanto tutto era già definito tra il Pipita, la Juve e lo stesso ADL. D’altra parte, proviamo solo ad immaginare in che modo avrebbe potuto trattenere Higuain al Napoli: nell’ipotesi sventolata, ma mai ufficializzata, del rinnovo del contratto a 7,5 mln l’anno – che signifcherebbe un blocco di ogni acquisto, considerato che anche agli altri giocatori si dovrebbe aumentare l’ingaggio – ; nell’ipotesi dell’attuale contratto, significherebbe che il Napoli perderebbe di fatto 94 mln, e per compensare questa perdita non sarebbero sufficienti neppure lo scudetto e una semifinale o finale di Champions. E ADL , a giusta ragione dal suo punto di vista, a questo ci pensa. Nemmeno l’argomento sbandierato – a tutti, ma non alla Juve – è credibile; vorrebbe dire ripetere l’errore, che tanto è costato, commesso con Zuniga. E ADL non è un “ricco scemo”, da tempo peraltro non esistono più, ma un oculato imprenditore dello spettacolo, e tanto capace da avere portato il Napoli in dieci anni nell’élite del calcio europeo, e si può giurare che nessun altro ci sarebbe riuscito, perché nell’attuale sistema il Napoli non è all’altezza di questa collocazione e può aspirare tutt’al più alla seconda fascia, dove si trova attualmente la Juve, insieme ad Atletico Madrid e, forse, Borussia Dortmund e, ma solo potenzialmente Milan e Inter (se funziona l’acquisto da parte dei cinesi). Questo c’entra poco con il gioco, da questo punto di vista il Napoli di Sarri, e già quello del primo anno di Benitez e quello della Champions di Mazzarri hanno mostrato di essere più che all’altezza dei grandi club europei; ma nell’epoca del dominio dello sport spettacolo diretto dalla televisione, “sempre più display, sempre meno play”, questo non è sufficiente, ci vuole il budget per competere con chi può spendere quel che necessita. A noi tifosi rimane il piacere di godere di questa realtà e sperare che si ripeta il miracolo di quest’anno e completarlo, anche senza Higuain, con una vittoria di prestigio.

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