Quel genio brasiliano rigenerato da Torrente

«Con lui mi trovo bene, finchè ce la faccio do l’anima poi chiederò il cambio». La dedica ai familiari

SALERNO. Vincenzo Torrente ha strofinato la lampada ed è uscito Gabionetta. E’ lui il genio granata, l’eroe del derby, il tormento dell’Avellino. Scatti, piroette, magie: il solito Denilson. Recuperi, diagonali, folate da terzino: questo, invece, è un Gabionetta nuovo, rigenerato dalla cura Torrente che lui ha abbracciato in occasione dei gol. L’allenatore ha anche speso parole d’elogio nei confronti del calciatore, pronosticandogli un futuro da protagonista in A, se continuerà a giocare con umiltà e dedizione alla causa. «Faccio quello che mi dice il mister – sorride il brasiliano – Torrente è convinto che io possa fare anche il terzino, io non so ma mi applico, do l’anima. Finché ce la faccio, eseguo quello che mi dice. Quando non ce la farò più, mi regolerò come oggi: alzo la mano e dico “mister, cambio, non ne ho più”. Però adesso mi sento bene e la fatica è già passata: solo crampi ai flessori delle cosce, all’improvviso me li sono sentiti bloccati». L’asso della Salernitana ha dedicato la doppietta «alle mie due figlie, Isabel e Maria Eduarda, un gol a testa». I tifosi in settimana gli avevano donato una t-shirt che aveva indossato come sotto maglia che ha esibito dopo il primo gol. C'era scritto "Dimmi che si sente..". Ha poi indossato la stessa maglietta durante i festeggiamenti a fine gara.Per paradosso, è più facile giocare in serie B per uno di talento come lui, sebbene pure ieri sia stato falcidiato da tanti falli. «L’anno scorso ho avuto problemi muscolari. Rispetto all’Avellino abbiamo avuto più spirito di gruppo e sacrificio – prosegue Gabionetta - L’anno scorso abbiamo giocato allo stesso modo, il 4-3-3, ma questo modulo è diverso ed esalta la mia qualità. Per me è stato più facile segnare due gol che correre avanti e indietro. Il più bello è stato il secondo, di sinistro a giro sotto la curva. Il primo più difficile perché è stato di forza, al volo. Poi ho dato una mano alla squadra: modulo dispendioso per noi esterni ma anche redditizio, perché quando ci difendiamo a centrocampo siamo in cinque». Torrente ha spesso incrociato Gabionetta e Donnarumma: il brasiliano e il napoletano, molto mobili nel tridente, si sono scambiati di posto per non dare punti di riferimento all’avversario diretto. Quando Gabionetta è traslocato a sinistra, Bovo ha dovuto spesso guardargli le spalle ma la mezz’ala sorvola ed esalta giustamente le qualità tecniche del compagno: «Abbiamo individualità importanti come Denilson. Sbloccare e riaggiustare partite con prodezze del genere, è più facile poi incanalarle. Abbiamo fatto un primo tempo di grande intensità ma sbilanciandoci e attaccando anche in maniera scriteriata. Però questo è anche indice di grande voglia, sacrificio, perché abbiamo seguito i dettami del nostro allenatore che ci vuole a mille all’ora».

Nel secondo tempo meglio sulle gambe rispetto ai lupi? «Partite del genere quando le giochi in vantaggio nel risultato diventano più semplici perché puoi permetterti il lusso di portare qualche uomo in più nella metà campo avversaria. L’Avellino aveva speso molto e attaccava con ferocia. Poi forse nel secondo tempo ha pagato dazio ed è calato d’intensità. Noi nel frattempo dobbiamo fare attenzione sulle ripartenze: bisogna guardarsi in faccia e capire che con le mezzali si esce uno alla volta perché si lascia sguarnita la difesa e si rischia».

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