Punito Conte, prosciolti Bonucci e Pepe

All’allenatore bianconero 10 mesi di squalifica, 8 al suo vice Alessio. Se la cava anche Di Vaio. Ora la battaglia in appello

ROMA. Sei proscioglimenti (su 45 capi d’imputazione vari) - su tutti Bonucci, per il quale il procuratore federale Stefano Palazzi aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di squalifica - condanne un pochino ridotte rispetto alla richiesta dell’accusa per Antonio Conte (10 mesi) ed il suo vice Angelo Alessio (8 mesi), il massimo della pena (e non poteva essere altrimenti per il principio della responsabilità diretta) per Grosseto e Lecce, scaricate dal campionato di serie B.

Ieri mattina, la commissione disciplinare ha pubblicato le sentenze sul calcio-scommesse relative ai filoni d’inchiesta delle Procure di Cremona e Bari. Il processo, celebrato al Foro italico dall’1 al 4 agosto scorsi, ha portato benefici soprattutto alla Juventus per la posizione critica del difensore Bonucci e del centrocampista Pepe, che erano stati coinvolti nella presunta combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010.

La tesi accusatoria del Procuratore federale, che inchiodava Bonucci per partecipazione diretta all’alterazione del risultato e Pepe per omessa denuncia, è stata smontata dalle difese e portato di conseguenza la Disciplinare alla derubricazione dell’illecito.

Le contraddizioni (tra le prime deposizioni di febbraio in Procura e quelle recenti rese in sede d’indagine sportiva) di Andrea Masiello, il grande accusatore, sono alla base del proscioglimento dei due calciatori juventini.

Discolpati da ogni accusa pure Marco Di Vaio, Salvatore Masiello, Daniele Padelli e Giuseppe Vives. Per Nicola Belmonte è caduta un’accusa (nessun coinvolgimento in Udinese-Bari), ma è stato certificato l’illecito in Cesena-Bari (sei i mesi di squalifica da scontare).

Confermata, invece, la pena per omessa denuncia in Novara-Siena per il tecnico della Juve Antonio Conte: 10 mesi da scontare, pieno sostegno e solidarietà dal club bianconero, che sarà vicino al proprio allenatore confidando in un drastico sconto di condanna prima davanti alla Corte federale e poi al Tnas.

Tante sentenze sono già esecutive perché depositate solo dopo patteggiamento e richiesta di pena ritenuta congrua dalla Disciplinare.

Chi non l’ha fatto, ritenendosi estraneo alle accuse, ricorrerà alla Corte di giustizia federale, che dovrebbe esprimersi in tempi rapidissimi. Ci andranno di sicuro Lecce e Grosseto nel tentativo disperato di smontare le prove (fatte di testimonianze, intercettazioni e movimenti bancari) che inchiodano alla responsabilità diretta.

Non esistono vie di mezzo e non è concepibile per il codice di giustizia sportiva una pena inferiore alla retrocessione d’ufficio: l’unica speranza di maremmani e salentini è convincere la Corte federale a derubricare l’illecito, ritenendo non validi i tanti elementi d’accusa portati dal procuratore federale Palazzi e “sposati” dal presidente della commissione disciplinare Artico nel giudizio di primo grado, come testimoniano le sentenze che sono state rese note nella mattinata di ieri.

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