TERZA CATEGORIA

Prega, lavora e segna: ecco la Don Bosco 200

Quattro anni fa nell’oratorio dei Salesiani a Salerno è nato il progetto della squadra

SALERNO - Sulle orme della Spal e nel nome di San Giovanni Bosco. È partito dall’oratorio di via San Domenico Savio, cuore delle attività parrocchiali salesiane di Salerno, il progetto della “Don Bosco 200”, che da quattro anni milita tra Seconda e Terza categoria. L’unico comune denominatore è sicuramente l’insegnamento lasciato in eredità dal sacerdote di Castelnuovo d’Asti, diventato Santo dopo una vita spesa al servizio dei giovani. Così nel 2015, nel bicentenario della nascita di don Bosco, l’idea di un gruppo di ex animatori parrocchiali, insieme a don Francesco Redavid, vicario della chiesa salernitana e direttore delle attività dell’oratorio di via Savio, prende corpo e dà vita all’unica squadra dei Salesiani che disputa campionati federali in provincia di Salerno. Dopo le categorie Giovanissimi e Allievi, per un preciso segnale di non disperdere quanto di buono fatto in precedenza, si è deciso di iscrivere la squadra in un campionato dilettantistico. Oggi la “Don Bosco 200”, dopo aver disputato la Seconda categoria lo scorso anno, milita in Terza e può contare l’età media più bassa del torneo. «I veterani hanno 22 anni, ma in media parliamo di ragazzi che hanno massimo 19 anni», ha spiegato Paolo Intennimeo, ex animatore salesiano e studente universitario, che dopo aver deciso di dare l’addio al calcio giocato ora è diventato il segretario del club. «Sette giocatori su undici arrivano da nostro oratorio e di questo siamo orgogliosi. Ci teniamo alle nostre origini». Allenatore della squadra è Roberto Bafundi, nella vita di tutti i giorni impiegato statale e cresciuto ai Salesiani di Salerno. Insieme a Fabio De Maio, ex dirigente della società e lavoratore della “Salerno Mobilità”, ha creduto fortemente nel progetto dilettantistico, tanto da pretendere che uno degli allenamenti settimanali si svolga sul campo a sette, rigorosamente in cemento, dell’oratorio del rione Carmine. «Ci divertiamo e stiamo bene insieme. Non volevamo disperdere il patrimonio dei nostri giovani e ci siamo riusciti», ha spiegato Intennimeo. «Quest’anno, per varie vicissitudini, giochiamo in Terza. Ma questo non ci pesa affatto e speriamo di raggiungere i playoff». Nessun regolamento interno, ma i valori cristiani sono la priorità per chi gioca nella Don Bosco. «Qui, quasi tutti, sono passati dall’oratorio e molti giocatori sono anche animatori in parrocchia. Almeno l’80% dei tesserati va a messa prima delle gare casalinghe, che si giocano la domenica pomeriggio alle 18 sul “Bolognese” di Pellezzano. Non è mai capitato, ma chi bestemmia o ha comportamenti scorretti verso l’avversario e i compagni di squadra sarebbe sicuramente allontanato». Le mille storie della “Don Bosco 200” raccontano di ragazzi che studiano all’Università di Salerno, come il capitano Pierluigi Ametrano, il portiere Stefano Greco o il bomber Francesco Verrengia. Ma c’è anche chi lavora, come il difensore-pizzaiolo Roberto Gioia. Tutti accomunati da una passione che non hanno paura di finanziare in prima persona. «Ci autotassiamo ogni anno per poter giocare tutti e questo non è affatto un problema», ha spiegato Intennimeo. «Inoltre, allestiamo degli stand all’esterno della parrocchia quando non giochiamo la domenica e così raccogliamo fondi vendendo delle crepes. Così, insieme all’aiuto di qualche sponsor, non spegniamo questo bellissimo sogno».

Afn/d.g.