«Potevamo anche vincere»

L’analisi del tecnico: «25 minuti difficili, poi siamo venuti fuori molto bene»

SALERNO. «Meritavamo noi, dovevamo vincere». A fine partita, il tecnico della Salernitana Giuseppe Sannino accoglie il pareggio ma s’arrabbia «per il secondo gol che non è entrato». Presentando la partita, aveva detto che se non si poteva vincere, la Salernitana con il Verona avrebbe dovuto almeno non perdere. «Adesso, però, alla luce della prestazione, il punto ci sta stretto perché siamo usciti fuori alla distanza e dopo l’iniziale incertezza abbiamo fatto noi la partita – dice Sannino – Nei primi 20’, il Verona ci ha messo sotto, complice anche l’ambiente che ha fatto un brutto scherzo a me e ai miei calciatori più giovani. In seguito, ci siamo sciolti e compattati e abbiamo chiuso in crescita, di slancio. Davamo l’impressione di essere una squadra remissiva perché non scalavamo con i cinque di difesa e sbagliavamo i tempi d’uscita. Dal 25’ del primo tempo, la Salernitana è uscita fuori con veemenza. Mi fa felice il piglio del secondo tempo, perché ho visto una squadra con il pallino del gioco in mano».

Poi l’allenatore ricorre alle statistiche per dare forza alla propria tesi. «Contate quanti cross sono stati fatti: non dalla metà campo ma dalla bandierina, sebbene poi il cross decisivo, per paradosso, sia arrivato dalla trequarti. È un dato di fatto, un dato importante: arrivare tante volte sul fondo del campo significa che la squadra è arrivata fin giù non a pallonate ma giocando. Questo è un buon viatico, significa che c’è orizzonte. Abbiamo raccolto due pareggi, ma questi sono due pareggi che pesano. Quando è stato fatto il campionato, tutti pensavano all’inizio tremendo. Io, invece, ero contento, perché questo inizio contro le corazzate ci avrebbe permesso di stare subito concentrati. Questo è un pareggio diverso rispetto al punto raccolto alla Spezia: in Liguria siamo calati e qui siamo cresciuti».

Le scelte: «Ho avuto armi a disposizione, ho fatto cambi per variare. Mantovani, che ha fatto una grande partita, l’ho tolto perché è ancora ragazzino e temevo che potesse farsi male. Avevo pensato anche di mettermi a quattro inserendo Tuia. Ho visto, però, Laverone che si è ripreso, Gigi Vitale che ha retto e non ho cambiato più. Improta mi serviva non tanto per fare la punta ma per dare fastidio in mezzo al campo. Busellato ha chiuso con i crampi dopo aver dato tutto. Faccio i complimenti a Rosina per l’umiltà: il suo spirito di sacrificio è l’emblema della squadra che ha bisogno non solo delle individualità ma di una classe operaia. Rosina non ha sofferto in quel ruolo ma ha giocato come doveva».

Gli occhi di Sannino brillano quando pensa all’accoglienza dei tifosi: «Non nego di essermi commosso prima della partita quando sono entrato in campo. Questo mi fa capire che sono ancora portato a fare questo mestiere: il giorno in cui non proverò queste emozioni, smetterò. Pure i ragazzi vogliono farsi spingere dalla gente realizzando qualcosa di straordinario. Stasera è stato tutto speciale: noi prendevano palla e correvamo e quello era lo spirito giusto per portare la gente dalla nostra parte. Ringrazio il pubblico che ci è stato vicino, che ci ha spronato, supportato, mai fischiato, sempre incitato. Coda ha fatto un grande gol dopo una grande azione. Loro due, Coda e Donnarumma, sono una grande coppia ma diventeranno una coppia ancora più forte. Poi spendo quattro parole per Odjer: forse è già vecchio per essere un atleta classe ’96, in questo momento è il migliore giocatore che abbiamo per interpretare il ruolo lì in mezzo al campo».

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