LA RICORRENZA

Plaitano, 55 anni di dolore: «Riaprite quell’indagine»

Il figlio Umberto: «Nessun rancore, solo amarezza. Scrissi al ministro Orlando»

SALERNO - Salernitana-Brescia si giocherà il 28 aprile. È la data della memoria: il 28 aprile 1963, giorno di elezioni, di invasioni e di spari dei poliziotti per disperdere la folla, il tifoso granata Giuseppe Plaitano morì sull’ultimo gradino della tribuna del “Vestuti”, colpito da una pallottola all’encefalo sinistro. «Sono passati 55 anni ma non provo rancore, piuttosto amarezza. Cinque mesi fa ho scritto al ministro Orlando perché venga riaperto il fascicolo », racconta Umberto Plaitano, il figlio del primo tifoso italiano morto in uno stadio. Il giorno di Salernitana-Potenza, sfida promozione, lui aveva 20 anni «ed entrai con la… scoppola: “passa guagliò ”, mi disse all’ingresso il bidello del Ragioneria. Mio padre era al mio fianco, col biglietto. Gli chiesi cinque sigarette. Le sue ultime parole: “Resta con gli amici. A me dà fastidio essere pressato alle spalle e mi siedo in cima”. Fu la sua condanna: la prima invasione, la seconda di un isolato spettatore fermata con manganellate. La camicia bianca del tifoso divenne rossa: chiese aiuto alla tribuna e le recinzioni caddero. Scapparono squadre e arbitro: mio padre girò la testa verso destra - dunque colpito alla tempia sinistra - perché seguiva l’uscita dei calciatori. Lo speaker Enzo Costantini annunciò gli spari. Poi mi ritrovai nella camera mortuaria». Seguirono giorni terribili: «Ai funerali, pagati dal sindaco Menna , alcune persone presero la bara e la portarono in Piazza Amendola, sotto la Questura. Menna assunse mia madre ma doveva tirar su i miei fratelli Raffaele, Gennaro e Annamaria. Ad agosto ’63, dopo il diploma, presi servizio al Comune». I ricordi si incrociano: «C’è Salernitana- Brescia e proprio a me, un Plaitano al settore ragioneria, il sindaco dell’epoca, De Luca , chiese di ottemperare al pagamento dei funerali del povero Roberto Bani , tifoso bresciano morto. Pure gli ultras si distinsero per solidarietà, si è cementata un’amicizia tra curve. Adesso c’è maretta con Lotito ma ascolto cori di civile protesta: la tifoseria è maturata. Sarebbe bello leggere una dedica sugli spalti, 55 anni dopo. Dispiace non vedere più lo striscione Ultras Plaitano da qualche anno. Sono certo, però, che il ricordo di mio padre sia scolpito nel cuore dei salernitani».

Afn/Pasquale Tallarino