l’intervista

Pilleddu non si sbilancia: «Ma i molossi sono più forti davanti»

NOCERA INFERIORE. Due anni e mezzo a Nocera, quasi due a Latina per un combattimento interiore che durerebbe in eterno. Corrado Pilleddu, attaccante capellone passato in rossonero nei primi anni...

NOCERA INFERIORE. Due anni e mezzo a Nocera, quasi due a Latina per un combattimento interiore che durerebbe in eterno. Corrado Pilleddu, attaccante capellone passato in rossonero nei primi anni 2000, non sa decidersi, non vuol decidersi ed al novantesimo di domenica prossima sarà un po’ felice, un po’ rabbuiato: in ogni caso. 50 e 50? «Proprio non riesco a dare una preferenza e non lo dico per quieto vivere. Sia Nocera che Latina mi hanno dato tanto sul piano affettivo e professionale. È la prima volta che mi trovo in difficoltà. Mi auguro soltanto che la vincente poi superi la finale e vada in serie B».

Un po’ di polemiche negli ultimi giorni sui social network?

«Si, purtroppo qualcuno mi ha etichettato con brutte parole per il mio presunto schieramento pro-Latina. Ed io sono tipo che non le manda a dire. Però molta gente di Nocera mi ha difeso e di questo ne vado fiero. E poi sia chiara una cosa: la mia unica fede è quella del Genoa».

I migliori ricordi in rossonero?

«Ce ne sono tanti anche se in quegli anni i risultati furono pessimi. Ma quel San Francesco infernale era un piacere vederlo. E poi adoravo che la gente apprezzasse il mio grande sacrificio».

Ed il rammarico?

«La retrocessione dopo i playout con la Viterbese. Uscii piangendo dal campo. Al 92’ ebbi la palla buona, Aurino per eccesso d’egoismo me la soffiò. Ancora oggi penso a quell’occasione che ci avrebbe salvati”.

Al di là della posizione superpartes, chi merita di più la finale?

«Guardando la gara d’andata merita senza dubbio la Nocerina. L’1-0 è un risultato troppo stretto rispetto alla prestazione offerta».

Che gara sarà al ritorno?

« Auteri non andrà a Latina per difendersi. Al tirar delle somme, penso che la differenza la facciano gli attaccanti. E la Nocerina lì davanti è più strutturata».

Filippo Zenna

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