IL RICORDO

Pierino la peste e il fascio di luce granata

"La Peste" si guadagnò a suon di gol l'affetto dei tifosi della Salernitana

«Segna due gol al Lecce e avrai in regalo una bella 500»: la Salernitana degli anni Sessanta sfornava promesse con l’identica disinvoltura che la distingueva nel rateizzare i pagamenti. Una nuova e fiammante Fiat 500 sarebbe toccata a Pierino Prati se la giovane promessa in prestito dal Milan avesse realizzato una doppietta sul campo del Lecce nella gara d’apertura del campionato di serie C, girone meridionale, del 1965-66. Quella Salernitana che, guidata da un Tom Rosati alle primissime armi, avrebbe ottenuto la promozione in B, passeggiò sul campo pugliese con un secco 2-0. Doppietta di Pierino Prati. Il biglietto da visita di quel ragazzino dell’hinterland milanese dal ciuffo ribelle che si aggirava un po’ spaesato nel centro della città in compagnia del compagno di scuderia Corbellini, fu più eloquente ed esaltante che mai. Le cronache un po’ romanzate raccontano che Pierino “la peste”, etichetta meritata a suon di gol, non salì mai a bordo dell’agognata 500 semplicemente perchè quella vettura non gli fu mai regalata. Solo a promozione avvenuta il principale artefice di quella fantastica cavalcata granata ebbe il coraggio di richiedere il premio. Il presidente Michele Gagliardi tentò di rimediare.

Convocò l’implacabile bomber a Napoli, dove aveva gli uffici, e gli consegnò una delle auto del suo parco. A metà tra la soddisfazione e la sorpresa Pierino balzò al volante. La corsa durò meno di un attimo. La vettura, già vecchiotta, finì in panne nei pressi di piazza Municipio. La traccia lasciata dal compianto attaccante nella storia della Salernitana è indelebile a dispetto dell’esiguo numero di partite pur condite da dieci reti. Lui e Corbellini erano tra i più promettenti elementi del vivaio del Milan. Con il general manager del club rossonero, Passalacqua, intratteneva sodali rapporti il potente e lungimirante Bruno Somma, storico indimenticato segretario generale della Salernitana. La campagna acquisti di quella estate del ’65 fu a dir poco scoppiettante e caratterizzata da autentiche acrobazie finanziarie. L’occhio vigile dell’avvocato Franco Florimonte, vera eminenza grigia di una società abituata alle più geniali improvvisazioni, ammiccava soavemente e furbescamente dinanzi alla pattuglia dei nuovi arrivati. La squadra fu totalmente rifatta. Della vecchia guardia rimase solo Silvano Scarnicci, un baluardo. E così a metà dei favolosi anni Sessanta la Salernitana era una squadra che incantava. Prati ne era affidabile terminale offensivo. La città era ai suoi piedi, lui la batteva in giro schernendosi spesso, nonostante le esortazioni dell’inarrivabile Carminuccio, vulcanico proprietario del ristorante “La Rosetta”, regno dei calciatori per pranzi e cene. La favola di Pierino “la peste” proseguiva a meraviglia. I gol del ragazzino erano splendide pennellate.

Una magnifica doppietta alla Casertana lo consacrò definitivamente tra i più amati di sempre. Ma il destino era in agguato. Colpì alla penultima giornata del girone di andata. Infuocato derby a Torre Annunziata contro il Savoia. Pierino non perdonò. Realizzò il gol del momentaneo uno a uno (finale due a due) quando un atroce contrasto col rude difensore avversario Genisio gli fece saltare una tibia e un perone. Il dramma. Del ragazzo, della squadra, dei tifosi. Tom Rosati si inventò un centravanti arretrato, Ronconi, per tappare il buco. La convalescenza di Prati trascorse alleviata dallo smisurato affetto della gente. Il rientro in campo avvenne proprio contro il Savoia il 15 maggio del 1966. La serie B era a un passo, nonostante l’acerrima concorrenza del Cosenza. Contro i torresi Sandro Minto sbloccò il risultato, poi Prati sigillò il due a zero cogliendo l’attesa vendetta. Segnerà ancora l’impertinente bomber nell’ultima gara del torneo. Al Vestuti di scena la Sambenedettese.

Alla B mancava solo la formalità di una partita di recupero, da giocarsi all’Aquila, dove i granata stavano vincendo la sfida del calendario ordinario prima di una invasione di campo non sanzionata dalla logica vittoria a tavolino. La Sambenedettese ne beccò tre. Il terzo gol fu di Prati, decimo personale. Una perla. Su cross di Sestili stop di petto e imparabile saetta al volo. Applausi. Gli stessi che il Vestuti gli riserverà qualche mese più tardi in serie B quando Prati si presentò da avversario con la maglia del Savona. Segnò due volte a Piccoli, l’ex leale compagno. I granata vinsero tre a due grazie a due reti di Cavicchia, il successore dell’idolo che fu impossibile riconfermare. Poi una carriera da sogno. Il Milan, la Coppa del Campioni, la Roma, la Nazionale. Ora il buio. Ma sul dolce sorriso di Pierino “la peste” rimarrà sempre un fascio di luce granata.