la storia

Picentia, la lunga caccia ai campioni del domani

La società è da più di trent’anni sulla breccia e continua a produrre talenti Tra i giocatori scoperti Siniscalchi, Cozzolino e Piccolo. Tanti titoli nel palmares

PONTECAGNANO. La “nonna” delle scuole calcio picentine si chiama Sporting Club Picentia. Ha 31 anni e fu fondata nel 1984. Cominciò l’attività come scuola calcio Modesto Ferlaino, sotto l’egida del Napoli. Si regge sulle spalle della famiglia Pierro e soprattutto sulla competenza di Davide Pierro, il direttore tecnico, un uomo con il “difetto” della schiettezza e il pregio della lungimiranza. Con i baby calciatori ha sempre avuto occhio e c’ha sempre visto giusto: ne ha svezzati tantissimi e tanti hanno fatto strada. «Il Picentia - dice - non è solo una scuola calcio, ma una famiglia».

Sarebbe uno spot – solo paroloni – se il proclama non fosse avvalorato da fatti concreti, da scene di vita quotidiana. Ogni giorno, bambini a gruppetti sbarcano in via Palinuro, a Pontecagnano Faiano, e i genitori si fermano molto spesso sotto alberi di noci. E mangiano, anzi più precisamente sono invitati a mangiarne i frutti.

E poi c’è un grande melograno: proprio lì, sotto l’albero che tradizione e mitologia considerano simbolo di fertilità e prole numerosa, il Picentia fa bei sogni e auspica un futuro con tanti baby calciatori, tanti “figli”. Siniscalchi, Troianiello, Piccolo, Cozzolino erano poco più che bambini quando Davide Pierro, il direttore tecnico del Picentia, insegnava loro la postura, la tecnica di base, il tiro in porta.

L’elenco è lungo, decennale: Cimadomo (’78) esordì in serie A con il Napoli, Parisi (’79) con la Salernitana, Calvello (’80), Ramora (’80) serie B in Olanda, poi Carfagno (’81) La Cava (’81), Capezzuto (’81), tutti con esordio tra i professionisti. Poi Esposito (Reggina), Cuffa (Lazio), Corda, Biaggi e Basile (Crotone), Parziale (Brescia), Pepe (Milan).

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