Perrone applaude il “Manuale” di Ago

«Era un uomo vero». Presentato il volume curato dal figlio di Di Bartolomei. Il ricordo di Fusco: «Lo seguivo da ragazzino al Vestuti»

SALERNO. È spuntato fuori da solo, come sentisse il momento. Se ne stava dentro un cassetto, ora è pronto per essere letto, compreso, metabolizzato. In un calcio sempre più avvelenato, recitato più che giocato, «si sentiva proprio il bisogno di parole semplici, di spiegazioni fondamentali, dell’esempio di un campione ma soprattutto di un uomo vero», dice Carlo Perrone, tecnico della Salernitana, nelle inusuali vesti di commentatore letterario. I

Il titolo del libro è “Il manuale del calcio”: lezioni di tecnica, di tattica e di comportamento; consigli, appunti, interviste e curiosità raccolte da Agostino Di Bartolomei, finiti dentro un cassetto e rispuntati dieci mesi fa, quando il figlio Luca ha pensato di curarne l’edizione. «Il calcio deve essere un veicolo di valori, almeno questo è l’insegnamento di Ago, spero sia un regalo per tutti gli appassionati, Salerno per me è una seconda casa, è il ricordo nei Mercanti dei tifosi che chiedevano a papà la foto, l’autografo; Salerno per papà era la seconda casa dopo Roma», dice nel corso della presentazione alla Feltrinelli, evento promosso in collaborazione col “Roma club Salerno - Agostino Di Bartolomei” presieduto da Pino D’Andrea. Luca il papà lo chiama col soprannome che ha fatto la storia: perchè Di Bartolomei è stato un campione della Roma ma anche il simbolo di un calcio che non c’è più. «Leggendolo si capiscono i valori di un tempo, valori che dovrebbero tornare d’attualità. L’ho letto e mi sono pure rattristato - dice Perrone - in fondo il mio carattere è un po’ simile a quello che aveva Agostino. Col quale ho diviso un anno alla Roma: io ero in prestito dalla Lazio perchè avevo litigato con Castagner, ero un ragazzo e lui era già il leader giallorosso. L’anno prima dello scudetto, Liedholm come allenatore. E mi ha colpito molto l’intervista all’allenatore svedese». Lo scorso anno dedicò la promozione del Salerno proprio a Di Bartolomei. «Era l’anniversario del suo addio, un motivo in particolare non c’è». Di Bartolomei capitano della Salernitana che tornò in serie B dopo 25 anni.

Era il ’90, nel Vestuti strapieno c’era pure Luca Fusco, allora al primo anno nel settore giovanile. «Quell’anno facevo il raccattapalle, Di Bartolomei è stato uno dei miei primi idoli». Anni dopo quella fascia di capitano l’avrebbe indossata lui, diventato poi il recordman di presenze granata. «Portarla è stato un onore, un privilegio - dice adesso che gioca nella Paganese - ma anche un bel peso. Il libro? Non l’ho ancora letto, spero di poterlo fare tutto d’un fiato». Attuale, come gli insegnamenti di tecnica. Ma dentro non c’è solo un pallone che rotola. Tanto da far filosofeggiare Perrone. «Il mondo va avanti se le persone sono come lo era Agostino». Nella prefazione del libro, curata da Mura e Bartoletti, si legge: “Questo libro dovrebbe essere attaccato sulla porta di tutti gli spogliatoi delle squadre di calcio”.

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