«Pari stasera, ma scudetto al Napoli»

Gianfelice Facchetti: «Ho scoperto che papà voleva finire la carriera in azzurro però il matrimonio con l’Inter durò una vita»

NAPOLI. Gianfelice Facchetti lo scoprì rovistando nei ritagli di giornale. Il padre Giacinto avrebbe scelto il Napoli, semmai l’Inter l’avesse mollato. Ma il matrimonio con la Beneamata è durato una vita. «La spiegazione che mi sono dato e che a Napoli finì la carriera Burgnich con il quale aveva fatto tutti i ritiri anche in Nazionale e poi la scaramanzia legata alla monetina nella semifinale al San Paolo del ’68 contro l’Urss, unico Europeo vinto dall’Italia».

Napoli-Inter, tanti ricordi.

Tutti a Milano, la partita dello scudetto ’89 e il gol di Matthaus. E un 2-2, in porta Castellini, mi piaceva molto, l’unico con la visiera. Era l’82, l’ultima di Beppe Viola.

Come finirà stasera?

Penso a un pareggio.

Chi vincerà lo scudetto?

Il Napoli.

Gianfelice, regista teatrale, in città è stato in un tribunale.

Ma prima da turista, poi da tifoso a trovare gli amici dell’Inter club dal Vesuvio con amore e di altri Inter club come Sarno. Qui ho recitato a teatro. In tribunale per Calciopoli ma anche di quell’esperienza fastidiosa conservo un bel ricordo: la mia testimonianza è servita, l’esito della Cassazione conferma quello che abbiamo sempre pensato e pensava mio padre del mondo opaco in cui si muoveva.

Mazzola e il caffè di Herrera, qualche “frettoloso” ha dubitato della malattia di Facchetti.

È una fesseria. Nei Facchetti purtroppo c’è una familiarità con le patologie al pancreas, chi vuole vedere il torbido non si ferma nemmeno davanti alle cartelle cliniche. Ho avuto a che fare con un genitore che faticava a prendere un’aspirina. I compagni si sono indignati, Suarez ha risposto per le rime. Le dichiarazioni di Sandro arrivano dopo 50 anni e dette pure a metà, Ferruccio ha giocato una partita nell’Inter, mi fa strano pensare che Herrera dopasse le riserve. La sentenza non ha certo detto che la Grande Inter fece uso di doping.

Tra gli effetti delle anfetamine c’è la dipendenza come per la cocaina, non il tumore.

Non vale nemmeno la pena commentare. Ci può stare che un giocatore che ha avuto una carriera e regime di vita esemplare se ne vada prematuramente. Mio padre giocava a tennis fino a tre mesi prima di morire. Herrera curava tutto, sonno, alimentazione, non aveva bisogno di bombarli. Aveva la squadra più forte del mondo.

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