Onofri difende Torrente «Ha coraggio e tenacia»

Nel 2002 fu proprio l’attuale commentatore di Sky a cedergli la panca del Genoa «Vincenzo sa uscire a testa alta dalle difficoltà, è assurdo non dargli tempo»

SALERNO. «Torrente era la “roccia” del Genoa, era abituato a stare sulla difensiva e per il suo carattere introverso non pensavo potesse fare l’allenatore. Poi cominciai a vederlo alla guida della Primavera: bravo e posato. C’erano già concetti, una traccia, un’identità. Quando al Genoa dissi che non mi sentivo tagliato per stare in panca e mi chiesero di consigliare il sostituto, non esitai. Dissi a Dalla Costa: «Prendi Vincenzo». Claudio Onofri, bandiera genoana, oggi commentatore tv, fu sostituito da Torrente in sella al Grifone nel 2002-2003, stagione disgraziata finita con la retrocessione e il ripescaggio per il caso Catania. Il rapporto tra i due ex è forte, sincero.

Lo riabbraccerà a Chiavari?

«Non ci sarò, non potrò passare a salutarlo perché dovrò prepararmi per Genoa-Chievo che commenterò. Però il destino ha voluto che Vincenzo tornasse in Liguria in un giorno dalle emozioni forti per i genoani e chi ha fatto parte della storia del club: nel weekend a Marassi ricorderemo Scoglio, a 10 anni dalla sua scomparsa. C’ero io in studio a Primocanale quando il “professore” si accasciò, colpito da infarto fulminante. Diceva: “Morirò parlando del Genoa”. E così è stato».

Cosa avete ereditato dal vecchio maestro?

«Vincenzo la tenacia, il coraggio. Ha avuto la forza per fare tutto quello che io non ho avuto la costanza di portare avanti. Torrente voleva sfondare: farà strada. Sa sempre uscire a testa alta dalle situazioni più complicate, lui è abituato alle intemperie. Ero il secondo di Scoglio. Poi mi richiamarono con Gorin e Turone. Ricominciai ma mi accorsi che non sostenevo questo ruolo. Torrente, invece, dimostrò subito questa attitudine al mestiere esplodendo a Gubbio e Bari».

A Salerno le sue idee di gioco stanno implodendo?

«Bisogna dargli il tempo di lavorare. Ha iniziato abbastanza bene e poi ci sono state traversie e alcune partite perse. Pure la sfida al Trapani è stata sui generis. E’ tecnico al quale bisogna dar fiducia perché può essere un valore aggiunto. Dopo 7 gare non possono essere tirate le somme e soprattutto non si può pensare che una neo promossa possa calarsi subito tatticamente e mentalmente nella nuova categoria. E poi, d’altra parte, ci sono molti giocatori dell’anno scorso. La piazza è importante, Vincenzo è a casa sua e ci tiene tanto. A Gabionetta gliel’ho detto in faccia, a Brescia: ma come fai a non giocare in A?».

Ce ne sono altri, invece, che fanno fatica a giocare in B?

«Gli attaccanti l’hanno vista poco: così dicono le statistiche. Fanno però in tempo a riprendersi. Bisogna andare cauti quando si dice che la Salernitana sia una squadra da A. Deve, infatti, badare al consolidamento in categoria e Torrente saprà raddrizzarla. Lì vicino avete Sarri, ad esempio, che era partito col 4-3-1-2 e ora gioca col 4-3-3. A Salerno può accadere il contrario, perché Torrente sa il fatto suo. Spesso porta la squadra a cena».

L’ha fatto alcune sere fa...

«A Genova accadeva spesso. Talvolta invitava tutti i ragazzi in pizzeria per cementare l’unione che doveva andare al di là del campo. Questa è una caratteristica positiva. Ora ritorna nella sua “casa” calcistica. Chiavari è vicinissima a Genova, Torrente viveva a Nervi. C’era questo gruppo della sua nidiata - Ruotolo, Nappi e Bortolazzi - che abitava nelle vicinanze. Non escludo che qualche amico possa andare a trovarlo». (p. t.)

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