Nocerina, fine anno senza più... stelle

Dall’altare alla polvere: la caduta libera di Castaldo e Merino L’attaccante è passato all’Avellino, il peruviano ha rescisso

NOCERA INFERIORE. Due idoli bruciati in pochi mesi, colpa di un cucchiaio e di un rigore. Gigi Castaldo e Roberto Merino: prima in trionfo, poi in tonfo, di tutto e di più nel tormentato 2012 rossonero. Castaldo era il centravanti della promozione, eroe in tutto e per tutto, ovazioni al suon di “Gigi, gigi, gigi”. Tutto finì in primavera scorsa, un sabato fatale a Crotone, con la Nocerina in lotta per la B e lui a sprecare una possibile vittoria, che sarebbe valsa probabilmente la permanenza in B: arrivò da solo dinanzi al portiere avversario per poi uscirsene con un cucchiaio inguardabile. Fine della storia in quel preciso istante, malgrado un anno di contratto ancora in essere. C’erano stati scricchiolii in precedenza ma fu il cucchiaio a mettere la parola fine.

Tanti saluti ed ecco l’Avellino. Diventa protagonista in maglia biancoverde, segnando e facendo come al solito la sua parte. Quando arriva a Nocera fa lo spettatore in campo, poche cose da segnalare. Sugli spalti invece appaiono tanti striscioni contro: è ritenuto uno dei massimi “colpevoli” di una retrocessione che ancora brucia.

L’idolo sostitutivo di Gigi era diventato Roberto, fin dall’ultima parte della scorsa stagione cadetta. Roberto cioè Merino, per tutti diventato subito Mago. Prodezze d’alta scuola che riuscirono a rimettere i molossi in carreggiata speranza, recuperando punti sulla concorrenza per poi chiudere l’avventura col capolinea di Pescara all’ultima di campionato. Malgrado la retrocessione, un’intera estate di contatti tra Nocerina e Mago. Il secondo matrimonio forse è arrivato in anticipo sul destino: Merino tornò molosso, inseguito a lungo da Citarella, ovvero da colui che già a dicembre 2011 aveva fatto il possibile per arruolarlo, prima che la sentenza beffarda Grosseto chiudesse in faccia a lui ed a i rossoneri la porta della riammissione. La Prima Divisione per lui è diventata una sorta di dannazione, un’offesa alle sue doti, una condanna immeritata. Si doveva e si deve correre in Prima Divisione: lui non lo gradiva, credendo di poter ancora risolvere partite e situazioni con una magia, una delle sue. La gente sopportava e aspettava il colpo dal cilindro. Invece a Chieti, nel giorno della legnata presa con la Paganese nel derby in campo neutro, Merino andò a sbagliare il più insulso dei rigori per poi sbottare contro la panchina nel finale. Alla ripresa degli allenamenti, la contestazione più pesante fu verso di lui. Il resto è stato conseguenza: altro idolo affossato, separato in casa fino a qualche giorno fa, cioè fino alla scelta di rescindere il rapporto.

Marco Mattiello

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