Niente gioco e troppi nervi La Salernitana già in rosso

Granata superati all’Arechi, non basta Guazzo. Decide l’ex, tre espulsi

SALERNO. La Salernitana perde la partita e soprattutto la testa, logorata dai nervi e dall’affanno, irretita dalla consapevolezza dell’essere - almeno per ora - inferiore ad un modesto ma organizzato avversario, fiaccata dall’incapacità di trovare un modo per uscire da un tunnel pronto già ad inghiottire speranze, entusiasmo, velleità di promozione. Finisce in 8, finisce tra i fischi che sommergono Sanderra (vero responsabile del ko), di misura nei numeri ma solo perchè il Pontedera grazia più volte i granata, disorientati sul prato e malandati nell’animo tanto da mettersi a organizzare una faida contro l’ex Grassi, svelto di piede e di lingua («Sanderra? Ha una Ferrari ma è un pilota cieco», disse profetico all’addio). Finisce in corrida, con Guazzo e Montervino esagerati ed esagitati: il capitano prova a farsi giustizia alzando i gomiti su Grassi che decide la sfida realizzando un rigore benevolmente concesso da Piccinini, punizione appena 2’ dopo il pari di Guazzo. Solita amnesia in mediana, ennesimo buco difensivo al quale ripara Siniscalchi ma per l’arbitro è dischetto. Ma la Salernitana perde perchè è dimessa, disorganizzata, debole: nella testa e nelle gambe. Sanderra prepara e presenta una squadra caotica e castrata, la consegna ad un Pontedera puntuale, semplice nel tenere il campo, efficace nel colpire i punti deboli di una squadra senza capo né coda. Ancora 4-3-3, stessi interpreti e consegne, immutato stato di forma. Risultato? Niente affondi degli esterni, zero sovrapposizioni, zero slanci. Non un uomo che governi pallone e manovra, non un giocatore che si muova senza palla; in difesa si balla coi terzini (specie Luciani), presto in apnea i centrali (specie Molinari). Sanderra se ne sta impilato davanti la panca, tiene le braccia conserte: osserva una squadra nervosa, abulica, monca. Squadra che se ne sta bassa, schiacciata nella propria metà campo, incapace di collegare i reparti, di collegarsi. L’illusione è un attimo, appena 30 secondi, i primi: Foggia tira una legnata affilata, la palla sbatte violenta sul palo e fila fuori. Sarà poi la Salernitana a finire fuori dal prato, costretta dall’incapacità e testardaggine del tecnico a giocare sconclusionata e scriteriata. Dopo 20’ Luciani affianca i due centrali per evitare che Arrighini e Grassi mettano il timbro alla precarietà granata, Gustavo va addirittura interno di centrocampo con Foggia che dovrebbe affiancare Ginestra, servito sempre e solo col lancio lungo dalle retrovie, lancio sul quale fa la figura del lumacone. Un altro assolo, ancora di Foggia (26’), fa tremare l’Arechi e la porta avversaria. Poi i toscani di Indiani calano la ragnatela e affondano: meritatamente in vantaggio quando Montervino (36’) perde l’ennesimo pallone, capitalizzato da un assist svelto di Grassi per Arrighini, lesto a bruciare Molinari e Iannarilli. Colpita, la Salernitana rischia di affondare, si tiene ma solo perchè per due volte Arrighini tira sul portiere. Arechi incredulo, tifosi che non risparmiano bordate di fischi al tecnico. Ripresa di nervi. Dopo 10’ via Gustavo, Foggia (ormai già esausto) trequartista, dentro Guazzo. Non cambia nulla, se non la voglia del bomber di mettere il timbro alle mancanze del tecnico. Segna quando mancano 12’ alla fine, ci sarebbe tempo e modo di ribaltare la sfida. Ma se la Salernitana non fosse questa Salernitana, sfilacciata, finita e sfinita, di Sanderra. È il tempo di un amen. Infatti arrivano capitolazione, e corrida: dopo Siniscalchi, rosso per Montervino e Topouzis. Ma in rosso lo meriterebbe anche Sanderra.

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