«Nessun allarme dopo 270’ è una squadra con dei pregi»

L’ex capitano Montervino: «Autorevolezza e carattere contro Spezia e Verona Un attacco come quello granata ha pochi rivali in B. Date tempo a Sannino»

SALERNO. Ovunque sia stato ha saputo farsi rispettare. In campo e nello spogliatoio. Il dirigente sportivo Francesco Montervino, che della Salernitana è stato capitano durante il primo ciclo vincente targato Lotito-Mezzaroma, prova a gettare acqua sul fuoco per spegnere le prime polemiche nate dopo il kappaò di Novara.

Due pareggi e una sconfitta: la Salernitana non sa vincere. C’è da far scattare già l’allarme?

«Alla terza di campionato, mi sembrerebbe onestamente troppo presto. E poi la storia di questi primi 270 minuti dice comunque un paio di cose su cui conviene riflettere».

La prima?

«Contro lo Spezia c’è stato un impatto esterno positivo: la squadra è passata in vantaggio, ha dimostrato di saper gestire e per un po’ è riuscito anche a farlo. Insomma, ha dimostrato di avere una propria autorevolezza».

La seconda?

«Contro il Verona, la manifesta esibizione del carattere: perdi in casa contro quella che viene definita una macchina da guerra. E’ la favorita di tutti. Rischi di fartela sotto dalla paura, di crollare, anche perché subisci in fretta e per venti minuti non vedi palla. E poi emergi, pareggi giocando anche abbastanza bene».

C’è dell’altro di positivo?

«Si può perdere, anzi è inevitabile che ciò accada: ed a Novara c’è forse anche una possibilità in più. Però senza mai demordere, senza dare l’impressione di essere sopraffatto dall’avversario, al quale vanno concessi i meriti per il successo».

La casella delle vittorie è però ferma a 0.

«Ma ci sono pur altre ragioni che spingono ad essere ottimisti: per cominciare, mi verrebbe da chiedere quante squadre, in B, hanno il potenziale offensivo della Salernitana. Rosina, Coda e Donnarumma fanno impressione, è una batteria imponente, hanno il gol nelle corde e lo possono trovare in qualsiasi momento».

L’impressione che s’è fatta della squadra?

«Una squadra costruita con varie idee: si nasce pensando alla difesa a quattro, poi si passa a quella a cinque. Ma chi sta nel calcio sa bene che può succedere di ritrovarsi con le strategie cambiate, nel corso del mercato. A volte ti capitano delle opportunità, e prendere Gigi Vitale che conosco bene ne è stata una, a cui non si rinuncia. Penso che in quel momento, o forse poco prima, sia venuta fuori l’idea di sistemarsi a tre o a cinque, dietro».

Sembra abbastanza positivo.

«Anche a Novara, si è avuta percezione della consistenza del gruppo. Sannino concede garanzie sotto vari aspetti, tra questi c’è quello della personalità. Sarà sempre una Salernitana di spessore, poi potrà vincere o perdere, ma avrà un’anima, persino quando ti sembrerà passiva».

Dove collocherebbe questa Salernitana?

«A me dà l’impressione di avere delle ambizioni che, giustamente, vengono tenute nascoste. Conosco la città, ma anche le difficoltà della categoria, e dunque meglio non sbandierare i propri propositi».

A cosa bisogna aspirare?

«Siamo appena all’inizio, ma se un po’ conosco questi ragazzi e tutto ciò che sta intorno, penso che la Salernitana possa permettersi di sognare la collocazione dei playoff: certo non sarà semplice . Ma io penso che la qualità non manchi, che mister Sannino sappia come si faccia a puntare in alto ma senza dirlo in giro. E poi, insisto, io di quei tre che stanno là davanti sono innamorato».

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