il personaggio

Nalini si riaffaccia da titolare. «Ma non so quanto potrò durare»

SALERNO. «Nalini te la senti?». Come nella pellicola de “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, a metà settimana Menichini aveva parlato in disparte con l’ala destra veronese e gli aveva bisbigliato...

SALERNO. «Nalini te la senti?». Come nella pellicola de “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, a metà settimana Menichini aveva parlato in disparte con l’ala destra veronese e gli aveva bisbigliato parole di stima, sprone, risveglio. Giovedì pomeriggio, il trainer granata aveva già deciso: Nalini candidato alla maglia da titolare più di Zito; lui e Oikonomidis schierati a Vercelli ai fianchi di Ronaldo, destinati ad una gara di incursioni, raddoppi, sacrificio.

Convinto della bontà della propria scelta, dopo il colloquio Menichini aveva poi lasciato il campo Volpe di buon umore godendosi a volume alto il magnifico assolo di chitarra che chiude “Sultans of swing”, la celebre canzone composta nel '78 dai Dire Straits. Il mister cantava e mimava gli accordi: immaginava e presenterà oggi una squadra che, nelle intenzioni, dovrà essere rock, accesa, frenetica, con il miglior “cavallo” della scuderia pronto a correre sula fascia destra. Non ci piove che Nalini lo sia: ha il cross, punta l'avversario.

La domanda, però, è d'obbligo: il Nalini recuperato da appena un mese e mezzo, impiegato quattro gare di fila (spezzoni) e poi costretto a fermarsi di nuovo il 26 marzo all'Arechi con il Bari, è già il tornante fortissimo dell'anno scorso o al momento gli somiglia soltanto? Un calciatore è il miglior medico di se stesso e raccontano che, al momento dell’elezione, la faccia di Nalini fosse un mix di stupore e dubbio. Avrebbe amche pronunciato più o meno queste parole: «Mister io sono pronto ma non so quanto potrò durare e quanti minuti ho nelle gambe».

Menichini lo sa, però ha deciso di prendere tutti - avversari e Nalini stesso - in contropiede: a Vercelli rovescerà la clessidra, perché ritiene che un giocatore senza i 90’ di autonomia non debba essere per forza tenuto a freno ed utilizzato nella parte discendente della gara ma possa anche essere schierato all'inizio del match, finché avrà benzina nel serbatoio. La partita più lunga di Nalini è stata fin qui trascorsa in infermeria: un anno per curare la condropatia che ha gettato ombre anche sul rinnovo del contratto, in scadenza a giugno. A Vercelli non sarà sufficiente eguagliare il "record" stagionale di 37' giocati in una partita. Dovrà, invece, correre per più tempo e crossare: a Cesena, da calcio di punizione, mise il pallone sulla testa di Bagadur (1-2), a Perugia pescò Franco in pieno recupero ma era fuorigioco. (p. t.)