IL PERSONAGGIO

Nalini e una favola a lieto fine «Giocare all’Arechi? Un sogno»

SALERNO. «Andrea, ti vogliono da Salerno». A casa Nalini, immersa nella campagna veronese, papà Giancarlo abbassa l’audio di Sky Sport e passa la telefonata al calciatore con la zazzera, fresco di...

SALERNO. «Andrea, ti vogliono da Salerno». A casa Nalini, immersa nella campagna veronese, papà Giancarlo abbassa l’audio di Sky Sport e passa la telefonata al calciatore con la zazzera, fresco di promozione in Lega Pro con la Virtus Vecomp. «C’è un interessamento, la trattativa è in corso, mi ha chiamato Mariotto alcuni giorni fa e per me la Salernitana sarebbe un sogno. Voglio il professionismo, non sopporto più la sveglia che suona alle 4 del mattino».

Già perché Andrea Nalini, 7 gol in campionato, altri 5 nei playoff compresa la doppietta nella sfida-spareggio alla Casertana, si sveglia all’alba per lavorare. «Cooperativa Aia, ma non mi lamento. Faccio 70 chilometri al giorno, ci alleniamo la sera, lo stipendio arriva dall’Aia e con la Virtus arrotondo». E adesso? Reduce da un viaggio premio negli States e in Messico con tutta la squadra promossa dalla D, il calciatore del ’90 sogna un trasferimento immediato a Salerno.

«Ci sono gli estremi - ammette - e aspetto da un momento all’altro buone notizie. S’erano fatte avanti pure Chievo, Trapani e Brescia ma la trattativa concreta è con la Salernitana. Il Chievo voleva discutere la comproprietà ma sono sempre rimasto coi piedi per terra: in A c’arrivano i fenomeni. Trapani e Brescia, invece, volevano proporre solo contropartite tecniche». Per avere l’attaccante esterno che può giocare anche mezz’ala destra, la Salernitana deve comunque sborsare un piccolo indennizzo: «Con la promozione della Virtus, il mio status non è più da dilettante - spiega Nalini, festeggiato su facebook dagli amici che sanno già tutto - e chi mi prende in C1 deve versare 16mila euro. L’indennizzo è fissato a 40mila, se andassi in B». La storia del calciatore è quella di un ragazzo di periferia: «Non ho grilli per la testa, non amo i tatuaggi, mi godo qualche partita a biliardo con gli amici al bar di Pradelle di Nogarole Rocca».

A quindici anni aveva sognato ad occhi aperti con il provino alla Fiorentina. Poi la mamma gli vietò il trasferimento alla Berretti del Mantova e da Cittadella, dopo dieci giorni, andò via per nostalgia. «Ma ero un ragazzino - racconta - adesso ho grande voglia di misurarmi, dopo le parole della Salernitana che mi ha visionato a Foligno, nella partita vinta contro la Casertana, e s’è fatta anche preparare diverse relazioni da parte di squadre e difensori che mi hanno marcato. Sarebbe un sogno, il treno che passa. Verrei convinto di far bene, consapevole di giocarmi le carte in una piazza caldissima, vista solo in tv, contro il Verona». (p. t.)