Mounard ritorna “le Roi” La Salernitana festeggia

Partito il conto alla rovescia: già domenica potrebbe essere promozione

SALERNO. Manca poco, ormai. Massimo quindici giorni e la Salernitana tornerà dove finì due anni fa col fallimento di Lombardi. Manca poco: l’emozione si sente, è nell’aria, non si può più fermare. Fremono i tifosi ma soprattutto freme la squadra, che pare non averne più, soprattutto non poterne più di questa rincorsa, emozionante ed asfissiante. Sarà colpa pure della frenesia se è l’opposto di quella che ha stracciato il torneo. Fortuna che conservi ancora assi da gettare sul prato. Un doppio Mounard - con una paperissima di Scuffia - le regala i tre punti che mettono in ghiacciaia la Prima Divisione. Poco tempo per scongelarla: matematicamente potrebbe accadere già a Fondi. I granata, che hanno allungato sulla seconda (+ 5 sul Pontedera) devono vincere contro una squadra già retrocessa e puntare sulla mancata vittoria del Chieti (basta il pari) che ospiterà il Lamezia. Altrimenti l’appuntamento sarebbe rinviato col Poggibonsi con l’adunata delle grandi occasioni. Poco pathos ormai, come poca sostanza dentro le prove granata. In piedi grazie alla doppietta del francese che stende il Melfi. Un segno del destino. Fu un suo gol a fissare la prima vittoria in competizioni ufficiali della nuova Salernitana: era agosto e il francese castigò i lucani. La scena si ripete 8 mesi dopo, quando ormai muscoli e cervello sono annebbiati, affaticati, aleatori. Spenta. Consumata, più di energie nervose che fisiche. Normale anche, perchè dopo un torneo condotto a tambur battente, può accadere che i giocatori non ne abbiano più. Disattenta, frenata, slegata: la Salernitana per 45’ è irriconoscibile.

Sbaglia le cose più elementari; sciatta e scollegata, è come se volesse affrettare i tempi. Non vede l’ora di chiudere i conti però i conti non tornano se sul prato manca applicazione, profondità, manovra. Nervosa, persino negli elementi più esperti: Guazzo che alza i gomiti dopo 1’, Montervino che battibecca con un avversario meritandosi il giallo, Mounard che rischia con un’entrata violenta. Per un tempo si consegna al Melfi (reduce da 4 vittorie) che fa gara accorta e di personalità, ritrovandosi in vantaggio con merito. L’azione fotografa alla perfezione la “bambola” granata: angolo calciato da Piva, respinta difettosa di Scuffia, Mancini dal limite cerca di arpionare il pallone conteso da Suarino, la sfera arriva a Croce che si fa 50 metri di campo, salta Tuia in tromba e infine infila Dazzi. È il 29’, solo 4’ prima la Salernitana aveva prodotto la prima azione della gara con una girata al volo di Guazzo su lancio di Mounard. Prima e dopo, poco o nulla. Poco specie per una capolista che ha ucciso il campionato e che è arrivata sulle gambe al momento fatidico. Perpetuini se ne sta troppo arretrato, Mancini è costretto sempre ad arretrare pr giocare il pallone, Montervino a destra è troppo appiattito, Mounard non trova ruolo e pace. Attaccanti statici ma dalle fasce non un sussulto. Si capisce che la Salernitana cerchi l’attimo fatale per rientrare, che abbia bisogno dell’acuto. Che arriva con una vigorosa torsione di Mounard: la palla nell’angolino riporta a galla i granata che ad inizio ripresa si ritrovano in cima, quasi senza accorgersene.

È il 4’ quando Mounard scocca un tiro senza pretese da fuori, la palla rimbalza davanti a Scuffia che apre le mani per afferrarla ma la sfera la ritoccherà solo quando ha già gonfiato la rete. Agguantato il vantaggio, la Salernitana lo difende come fosse una squadra operaia, consapevole che forze e lucidità sono ormai andate. Di mestiere, con due difensori in più, serrando i ranghi, senza scoprirsi. Vincere per avviare il countdown: obiettivo centrato. Manca poco. È fatta. È Prima Divisione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA