Moggi: «In Italia la Juventus non ha rivali»

Il dirigente ad Agropoli per il libro di Gallo «Il club migliore per serietà e competenza»

AGROPOLI. È stato presentato ieri sera, in anteprima nazionale al castello angioino-aragonese di Agropoli, nell’ambito del Settembre culturale “Io e la Juve, storia di un grande amore” (editore Tullio Pironti). Presenti l’autore, il medico-manager salernitano, Pasquale Gallo e l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi. A moderare il direttore di Telecolore, Franco Esposito. Moggi ha narrato quella che è stata la sua esperienza in bianconero soffermandosi su Calciopoli, raccontando anche alcuni aneddoti. «La Juve – ha spiegato Moggi – è nata come società del potere nella mente delle persone, ma di fatto è una scuola e chiunque ci lavori capisce la differenza con le altre squadre. E questo è il motivo dei risultati ottenuti finora. Quando sono stato al Napoli e c’era Maradona, si diceva fosse la società più forte del mondo. Ma di fatto era solo perché Maradona era il giocatore più importante al mondo». Sulla sua esperienza in bianconero ha precisato: «Ho fatto prima l’osservatore e poi sono cresciuto nel tempo rivestendo ruoli più importanti. Partire dal basso mi ha insegnato tanto». Quindi si è soffermato sulle politiche aziendali utilizzate dal club torinese: «Prendiamo il caso della Juve di oggi, prende il miglior giocatore del Napoli e della Roma, indebolendole. Con cosa? Grazie alla bravura degli osservatori hanno preso Pogba a parametro zero e sono riusciti a pagare con la sua cessione, Higuain e Pjanic. Un po’ come feci io quando diedi via Zidane per 150 miliardi di lire e presi Buffon, Nedved, Thuram, che sono stati la forza dei bianconeri». Nella Juve «si opera una gestione di tipo aziendale, guardando a entrate e uscite, cosa che non avviene negli altri club, che sono perciò indebitati». Quindi su Calciopoli: «Nel 2006 Calciopoli è scoppiata a Torino, guarda caso dopo la morte di Gianni Agnelli. Era il periodo in cui l’Inter e il Milan si scambiavano i giocatori facendo falsi in bilancio continui. Ma mentre per questi club le cose venivano archiviate in tre mesi, per la Juve, sulla storia di Moretti che prendemmo per 5 milioni dalla Fiorentina per aiutarla visto che stava fallendo, ci hanno messo due anni. Di fatto il caso Calciopoli è partito perché si voleva cambiare la dirigenza». Poi sulla vicenda del sequestro di Paparesta ha specificato: «Feci solo una battuta». Moggi ha affrontato anche il caso arbitri: «Novembre 2004, partita Inter-Juventus, gara terminata 2-2, l’arbitro Rodomonti non ha espulso Toldo su indicazione del presidente federale Figc, Carraro, che espressamente in una intercettazione telefonica intima all’arbitro di aiutare chi stava dietro in classifica (l’Inter) per non avere riflessi negativi sulla sua carriera». Nel libro di Pasquale Gallo si racconta tutto questo. Il medico agente svela aneddoti anche sulla sua vita da tifoso juventino prima, poi agente di calciatori tra cui Iuliano e Nocerino. Amico di Boniperti, Trapattoni, Moggi e Giraudo, si sofferma su Calciopoli, racconta quindi aneddoti di vita vissuta per e con la Juventus, al fianco di dirigenti, tecnici e calciatori.

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