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Menichini striglia la Salernitana: “Più corsa, meno chiacchiere”

Un quarto d’ora di colloquio con la squadra alla vigilia della trasferta di oggi Perugia. Ha usato bastone e carota per invitare tutti a dare il massimo per la salvezza

SALERNO. Con il cuore in mano ma anche a muso duro, Menichini ha parlato forte e chiaro ieri alla squadra, anzi al gruppo, prima dell’allenamento. In un quarto d'ora di colloquio fitto, alla presenza esclusivamente del proprio staff di collaboratori, l'allenatore della Salernitana ha chiesto ai calciatori di correre tanto e parlare poco, al di là del sistema o sistemi di gioco che sarà necessario adottare a Perugia.

L'esordio del mister ha un po' spiazzato la squadra: è stato un contropiede inatteso, soprattutto nel giorno della vigilia, della rifinitura. Però Menichini ha chiarito il motivo del suo discorso franco e a suo dire necessario, occhi negli occhi. Da padre, prima che da mister. Agli uomini, prima che ai giocatori. L’allenatore della Salernitana ha spiegato di non aver apprezzato certi chiacchiericci o malcelato malcontento su impieghi, esclusioni, minutaggio, gestioni.

L’aveva detto alla squadra durante la riunione di presentazione, quando è stato richiamato a sostituire Torrente. Virgolettabile quanto segue, perché lo aveva ribadito anche in conferenza stampa: «Non sono alla ricerca di titolari ma di riserve. In un gruppo c’è chi gioca ma anche chi sa aspettare in silenzio il proprio turno, senza parlare né sparlare ma raddoppiando gli sforzi per farsi trovare pronto. Non ho figli né figliastri ma il sovrano è il campo».

Ieri l’ha ripetuto, sebbene con sfumature diverse. Ha fatto riferimento ad alcune accuse ricevute (con probabile riferimento alle scelte tecniche), ha fatto riferimento a spari nel mucchio. Non c’era Fabiani, che invece ritroverà la squadra al “Curi” dopo le visite degli ultimi giorni al campo Volpe e al Mary Rosy. C'era, invece, Andrea Bonatti. Il vice di Menichini ha preso la parola per qualche istante ed ha invitato all'applicazione, alla corsa, ad alzare la soglia delle motivazioni perché la salvezza è ancora possibile. Retrocedere, invece, farebbe male a tutti: a chi c'era dall’inizio e a chi è arrivato dopo. «Se si fa bene, tutti avremo vantaggi. Se si fa male, saremo retrocessi tutti». Questo il senso del discorso conclusivo fatto alla squadra. Ed è proprio questo “tutti insieme” che forse la squadra voleva sentirsi dire.

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