LA RIFLESSIONE

Ma il Sud ha bisogno di faticosa normalità

Quanta storia conteneva il primo scudetto del Napoli e quante ingenue promesse. Erano in fondo gli anni ’80, trionfava l’ottimismo, archiviati i cupi Anni di piombo del decennio precedente. Ma poco...

Quanta storia conteneva il primo scudetto del Napoli e quante ingenue promesse. Erano in fondo gli anni ’80, trionfava l’ottimismo, archiviati i cupi Anni di piombo del decennio precedente. Ma poco dopo sarebbe arrivata l’onda di riflusso, con la potenza di un maremoto. E Tangentopoli a spazzare via la prima repubblica. Però una cosa è innegabile: il successo del Napoli aveva il timbro degli avvenimenti storici.
Sancito non solo da quanto avvenuto prima, ma da quanto sarebbe accaduto dopo: mai nessuno al di sotto di Roma aveva acciuffato il triangolino tricolore, mai nessuno ci sarebbe riuscito dopo. Ad eccezione, si capisce, di quello stesso Napoli appena tre anni dopo. Ma si trattò di un bis del primo exploit, il coronamento di un ciclo magnifico. Fu così che si sprecarono analisi politico-economiche per spiegare le radici dell’evento, sforzandosi di andare oltre i confini calcistici.
In tanti vollero scorgere nella vittoria i prodromi del riscatto di Napoli, della Campania, di tutto il Mezzogiorno: non più negletti nell’Italia a due velocità. Il refrain era: se si è rotto il tabù di un Sud sconfitto, allora tutto può cambiare. E invece, manco a dirsi, nulla cambiò. Il Napoli di Maradona e Ferlaino fu una straordinaria parentesi. L’acuto di un mondo crepuscolare, destinato a lasciare la città più povera, esaurita la sua aura magica. Così come immiserirono Napoli gli addii di Totò, Eduardo, Troisi. Il genius loci risplende ma poi si eclissa, risvegliando i napoletani nella malinconia di un orizzonte tormentato. Lo si capì anni dopo, quando Napoli visse un’altra delle sue cicliche fiammate, nel perpetuo alternarsi di entusiasmi e depressioni.
Il rinascimento del sindaco Bassolino, i proclami di recupero della vocazione di antica capitale, ma anche l’impegno concreto a elevare la vita quotidiana dei cittadini. Bassolino rispolverò la parola “Nonsipuotismo” coniata da Antonio Genovesi, un padre dell’illuminismo partenopeo, per indicare l’atavico sentimento di rassegnazione da cui bisognava emanciparsi. Come sia finita per Bassolino è noto. Ed anche la squadra, toccato il punto più alto, avviò un precipizio che l’avrebbe portata al fallimento e alla serie C. Forse, più che di incendiaria euforia, Napoli ha bisogno di faticosa normalità. Lo ha capito De Laurentiis, inviso a molti perché il suo non è (ancora) un club da scudetto, pur essendo ritornato tra i grandi: magari proprio per questo ha snobbato le celebrazioni per il trent’anni di quel trionfo.
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