«La tenuta atletica è preoccupante»

Per Provenza la solidità del reparto non dipende solo dall’assetto e dai singoli

SALERNO. Fase difensiva da rivedere, Salernitana colabrodo.

Mister Provenza, qual è la cura?

«Questa squadra non si discosta dalle ultime dell’era Lotito, perché il modo di operare sul mercato è lo stesso: ci sono giocatori presi non al top della condizione, arrivati last minute. Il dazio da pagare è il ritardo in campo. Sul piano del dinamismo, la squadra in alcuni momenti occupa male gli spazi e non riesce a fare una buona fase difensiva. Negli ultimi 4 anni la condizione atletica è stato il tema di ottobre, a prescindere da Torrente, Menichini, Perrone, Galderisi, Sanderra. Se il tema è costante, non è un fatto tecnico».

Qual è la vera Salernitana?

«Non quella ottima vista con l’Avellino né quella che ha incassato 4 gol a Crotone. Credo che nella testa della società e dell’allenatore ci sia una squadra che metta dentro il campo l’intensità e l’umiltà dell’esordio - nel derby, undici che correvano - quasi come se fosse una neofita con tanta voglia e “fame” di risultato. Ci vogliono concentrazione e tranquillità nelle fasi topiche di gara e stagione. Poi si resta spesso in inferiorità numerica e questo dato fa riflettere, è un problema. Si può prevenire».

Ad esempio col modulo?

«Il modulo dipende sempre dalle caratteristiche dei giocatori. Esempio: Gabionetta e Perrulli a Crotone hanno trasformato il 4-4-2 in 4-2-4. In realtà è la strategia che fa poi diventare un modulo offensivo o difensivo: si può essere “bassi” anche col 4-3-3. Talvolta abbiamo nella testa il tridente di Zeman. Esistono invece il 4-3-3 di Zeman e poi un altro 4-3-3. Ad esempio con l’Avellino, affrontato col tridente, i granata furono attenti, compatti, aggressivi, rispettarono le distanze giuste».

Lanzaro terzino destro la convince?

«Ha grandissima affidabilità in tutti i ruoli della difesa nei quali è impiegato. Chiaro che faccia valere la sua esperienza specie da centrale ma può sopperire col mestiere e la tenacia anche sulla fascia, da terzino marcatore».

Il Trapani gioca con due punte strette. Come si fronteggia?

«Ogni allenatore ha la sua ricetta. Bisogna fare in modo che il centrocampista perno abbia spiccata capacità di leggere le situazioni al centro».

Lo possono fare sia Moro che Pestrin?

«Il capitano si è disimpegnato bene anche da difensore centrale, ma è difficile fare a meno di Moro».

Torrente ha i giocatori per applicare il “suo” modulo?

«Un allenatore può cambiare impronta ogni tanto e può discostarsi dai moduli di gioco, che non vuol dire abbandonare i propri principi. Se lo fa, non rinuncia alla sua personalità. Porta avanti i principi, cioè le sue idee, ma cambia i moduli, cioè i numeri. Se una squadra per principio è abituata a fare l’andatura provando sempre ad essere manovriera, lo potrà attuare sia che giochi con centrocampo a due uomini sia a tre». (p. t.)