La Salernitana tra gioia e dolore

Vittoria dopo 7 turni. Donnarumma stende il Novara ma Bernardini si fa male: lungo stop

SALERNO. Un urlo. Prima di gioia, di liberazione. Un urlo feroce, dopo sette gare di speranze represse, di delusioni mortificanti. Un urlo feroce, collettivo, appassionato: è quello di Donnarumma che segna, è quello della Salernitana che soffre, che trema ma che finalmente riesce a tenersi stretta la vittoria, è quello dell’allenatore che vede terminare il digiuno, è quello dei novemila che si liberano dagli incubi. Che però continuano a volteggiare, sinistri, sull’Arechi. È appena finita ed ecco un altro urlo, il secondo. Di dolore, di rabbia, di incredulità: l’ingegnere Bernardini, quello che alla sua prima gara dopo 6 mesi di attese ha messo cemento e pilastri in difesa (prima volta porta immacolata), quello chiamato a sostituire Tuia, Trevisan, Schiavi, Lanzaro (tutti centrali ko) è a terra, dolorante, ansimante. Si tocca il fianco, lo devono portare fuori in barella, lo trasportano in ospedale. Quando ne uscirà hanno tutti la testa tra le mani. Resterà fuori a lungo: è un vuoto che riporta così l’emergenza in un reparto colpito, evidentemente, da stregoneria.

Invece le medicine effervescenti della Salernitana si chiamano Odjer e Donnarumma. Due pasticche e la febbre si abbassa di colpo. Il ghanese gioca 90’ mostruosi: applicato, lucido, energico. Alla punta invece bastano 2’ per cambiare il destino di una sfida, rinsaldare la panca del mentore Torrente - che centra l’agognata centesima vittoria in carriera - e rivitalizzare una squadra che pareva avvitata su se stessa, stanca e sfilacciata, soprattutto sfiduciata. È lo scugnizzo a regalare tre punti dopo 50 giorni di paure, lacune, angosce: frizzante ed energico, schiaccia di testa il pallone spedendolo all’incrocio della porta e del destino. È il 67’ di una gara fin lì moscia, la Salernitana che tiene palla mostrando però di non sapere bene cosa farsene e l’avversario sornione, in serie da 6 turni (5 vittorie ed un pari) che aspetta il momento giusto per piazzare la stoccata. Torrente ha appena tolto un mediano (abulico) e inserito un’attaccante: Donnarumma affianca l’isolato Coda, Troianiello e Gabionetta s’allargano sulle fasce, Odjer e Bovo da diga e catapulta. Cambia lo spartito tattico, cambia soprattutto la partita. In un amen. Prima Colombo sballa un assist comodo con Coda pronto alla deviazione. Un altro minuto ed ecco l’inesauribile Odjer che ruba palla a Viola, ecco il piede muscoloso che diventa vellutato: sfera sulla tempia di Donnarumma. Impatto perfetto, zuccata violenta. Un gol, un urlo, una liberazione: per l’Arechi e per il gruppo che abbraccia lui, e poi Odjer, autore della pennellata. Il ghanese e l’attaccante: fino a venti giorni fa erano due dei tanti dell’altra Salernitana. Poco campo, poco spazio. Col Novara tra i protagonisti di un’altra Salernitana, magari meno bella rispetto alle ultime uscite ma molto più concreta, più raccolta, più tignosa, capace di cambiare tre volte assetto e finalmente premiata dagli sforzi. Merito loro, e degli altri, se un pomeriggio di sabbie mobili si trasforma in uno di energie e nuovo slancio.

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