La Salernitana prova a mettere la quinta

Menichini cambia gli uomini ma non il modulo: «Stiamo crescendo e siamo convinti di far bene. Ma ci vuole tanta umiltà»

SALERNO. Un po’ conservatore e un po’ esploratore, Leonardo Menichini conferma contro il Melfi il modulo prudente col quale ha sbancato Lamezia ed Ischia ma cambia qualche interprete perché tre partite in una settimana si fanno sentire e c’è bisogno di turnover. La caccia alla quinta vittoria consecutiva non prevede, in avvio, l’impiego del bravo Maikol Negro. Anziché utilizzarlo pronti-via, infatti, l’allenatore della Salernitana preferisce sfruttarlo durante il match perché è uno dei pochi (forse l’unico: Gabionetta è out) in grado di “spaccare” la partita in corso d’opera. Ciò non significa che la Salernitana rinuncerà al secondo attaccante, cioè all’uomo capace di giocare più stretto a Calil per impostare una partita di presidio e governo nell’area di rigore avversaria. Ecco perché Menichini utilizzerà Ginestra da stoccatore e proverà a fargli girare intorno proprio Calil, il falso nueve. Non c’è rifinitura senza pathos: si è fermato precauzionalmente Colombo, ha fatto giri di campo, i compagni l’hanno incoraggiato, dovrebbe farcela. Speranze, obiettivi e pretattica hanno infarcito la conferenza stampa di Menichini. «Pronti a fare una gara gagliarda, di ritmo – ha annunciato – fare l’andatura e dover vincere in casa dopo due vittorie esterne non è mai facile. Siccome veniamo da una settimana di tour de force, avrei preferito fare la terza fuori perché in questo modo anche gli avversari avrebbero dovuto fare la partita e scoprirsi offrendoci pure un altro tema tattico. Giocheremo, invece, in casa e sarà comunque bellissimo perché si prevede tanta gente e un assaggio l’abbiamo avuto già al ritorno da Ischia: un gruppo di tifosi ci ha aspettato e ci ha incoraggiato». Poi ha parlato di «meccanismi che cominciano a funzionare». Chiaro il riferimento al modulo di partenza: «Qualcosa potrei variare a centrocampo. Ci può stare che non parta Pestrin dall’inizio, perché lui ha speso tanto. Mediana a tre? Beh, ormai abbiamo il nostro sistema di gioco e il campo lancia segnali. Ho analizzato le ultime cinque partite e abbiamo visto che creiamo numerose palle gol senza soffrire più di tanto. E’ importante che si stia imparando a non incassare gol e questo è merito del modulo, del sacrificio, dell’atteggiamento: in tutte le categorie, chi vince ha sempre la difesa di ferro. Ai ragazzi ho trasmesso il valore dell’umiltà: chi si specchia è perduto, il campionato ci farà soffrire, vincere aiuta a vincere ma bisognerà “passare” prima i campi pesanti e poi il primo caldo di primavera. A quel punto, ad un mese dalla fine o forse nelle ultime 2-3 partite, si deciderà la volata e vincerà chi ha più tenacia ed equilibrio. Ora è bello essere primi, meglio ancora se da soli. Il primato non ci sfianca, non ci esalta e non ci deconcentra: alleno professionisti. Adesso il gruppo lo vedo più convinto: sa come sono fatto io e da tecnico ho imparato a conoscerli. Se vogliamo essere protagonisti, ci vuole rabbia e dobbiamo giocare come si confà alla C». La chiusura è dedicata al tifoso che ha perso un dito ad Ischia: «Dispiace abbia subito una menomazione per tanto entusiasmo. Gli faccio un grande in bocca al lupo».

Pasquale Tallarino