«La Salernitana? Non è un miracolo»

Il responsabile dell’area tecnica Susini chiude a nuovi acquisti: chissà che Lotito non regali una ciliegina internazionale

SALERNO. Per Natale la Salernitana regala una conferenza con Susini, ingaggiato a settembre ma muto fino a ieri. Co-protagonista con Perrone della rinascita granata («ma niente miracolo, la società ci ha dato un organico super, qui sono tutti sostituibili tranne la società»), che definisce con modestia «iter normale, valorizzando anche Perpetuini e Zampa bollati in fretta», fa una precisazione sul ruolo. «Non sono ds ma responsabile dell’area tecnica fino a giugno. Il contratto? Non è il luogo adatto per parlarne. I contratti se li porta via.. il Fisco». Mercato sotto traccia: «Nessuna entrata, ad oggi. Però gennaio è lungo e c’è l’imponderabile: l’occasione, la richiesta dalla A. Il vice Mancini può farlo Mounard: non si fa un’operazione per ovviare a una squalifica. Poi chissà che Lotito prenda la ciliegina internazionale. Abbiamo già tanta gente da Prima. Del Salerno quest’anno avrei visto bene De Cesare. L’ha fregato l’età ma mi ha fatto ricredere su preconcetti che avevo». È l’Aquila la rivale granata? «È organizzata, il 6 gennaio giocheremo su un campo pesante. Hanno indetto la giornata rossoblù ma aspettiamo tanti tifosi», risponde Susini. Un aneddoto. «All’Aquila, in Eccellenza, ero mister Susini: facevo da solo, i presidenti scapparono dopo 20 giorni. Un giorno presi il microfono e dissi: il presidente sono io perché di benzina ho messo più soldi di tutti».

L’istinto l’ha aiutato ma anche tradito tante volte, quando si è trasformato in irruenza. «A Terni, nella cena della B, mandai al diavolo il presidente». Da ex irruento, ecco come ha recuperato Guazzo: «A Pontedera gli ho detto di avere occhio lungo, perché agendo d’istinto io avevo perso la A. È migliorato anche caratterialmente, lo porterei con me dovunque». Pure senza Perrone? «C’è feeling ma non sono il suo delfino. Ho lavorato pure con Delneri e se in futuro Carlo allenasse in A e io altrove, resterebbe il rapporto eccezionale. Dopo il Monterotondo ho gridato “Grande Perrone” e qualcuno s’è piccato. Perrone meritava perché ha gestito teste importanti che faticavano ad accettare la D: era l’anno zero. Sono stato lo “stabilizzatore”, ho mediato e poi ho ricucito nei colloqui estivi con la proprietà dopo esserci rimasto male per il repulisti, perché ci eravamo fatti un mazzo così». A proposito di Galderisi, raccontino-stoccata: «A Viterbo iniziai con 14 uomini presi in 4 giorni dopo il Lodo Petrucci. Dovevamo arrivare a gennaio a -7 dai playout ma a Natale eravamo a -1 e nella cena sociale il presidente si commosse. Stavo salutando, ero col panettone in mano ma mi chiamò nel suo ufficio: “Susini, devo mandarla perché prendo un mister di fama nazionale, Galderisi. Con lei non faccio incasso».

Pasquale Tallarino

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