La Nocerina va a caccia della finale per la B

A Latina (ore 16) gara-2 col vantaggio dell’1-0. Ma Auteri medita cambi e avverte: «Giochiamocela con la testa libera»

NOCERA INFERIORE. Non cosa dirvi, tutto si decide oggi, il calcio è come la vita, il margine d’errore è ridottissimo ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, dovete guardare il compagno che vi sta accanto, scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno insieme a voi: il discorso allo spogliatoio di Al Pacino in Ogni Maledetta Domenica, riproposto da Gaetano Auteri tra le mura del San Francesco, replicato quasi certamente oggi al Francioni prima di cominciare gara-2.

Venti convocati. Restano a casa Diagouraga, Giuliatto oltre all’altro Bruno e all’altro Russo. Riappare Rizza. Scelte: attenzione al 3-4-3 provato in gran segreto venerdì, uscirebbe De Liguori per far posto a Daffara allargato sul lato mancino. Però in rifinitura è riapparso il 4-3-3 tenendo Chiosa difensore a sinistra (magari proprio lì c’è ballottaggio con Daffara). Auteri: «Cambiare qualcosa? C’ho pensato, ma non è detto che lo faccia. Per me De Liguori e Chiosa domenica scorsa non hanno giocato male, la fiducia è ampiamente guadagnata da tutti e due».

Cerca di immaginarsela ma la fantasia ad un certo punto si blocca, la partita a Latina non si gioca nella mente ma sul campo: «Resettiamo il vantaggio dell’andata, mettiamoci in testa che si ricomincia daccapo, sarà un’altra partita. Giochiamocela con testa più libera, il primo tempo dell’andata l’abbiamo affrontato con troppa tensione. Partiremo sparati come al ritorno in campionato? Non rispondo, è un vantaggio che non voglio concedere. Di sicuro la mia squadra cercherà di restare fedele alle coordinate di sempre, di non arretrare e di non concedere l’iniziativa».

È stata vigilia di timori su esodo troppo numeroso di tifo rossonero a Latina: «È un appello il mio, a Latina solo chi ha titolo per esserci, cioè con regolare biglietto. Però non ho capito il problema a concedere la diretta, in Italia facciamo diventare complicate persino le cose logiche». Come la vivrà? Risposta: «Con la consapevolezza d’averla preparata bene, in panchina si diventa impermeabili a tutto, persino all’ambiente. Un tempo fumavo quindici sigarette a partita. Il divieto mi ha allungato la vita, moltiplicate 15 x 500 e fatevi il conto di quel che ho guadagnato in salute e moneta».

Sentiti gli auspici, dribbla il futuro andando dritto sul presente: «Non è questo il tempo adatto. Ora voglio vedere la mia squadra arrivare fino in fondo dopo essersi battuta contro tutti e tutto in un anno pieno di insidie. La mia squadra ha sempre reagito con orgoglio, fierezza e gioco. Andiamo avanti così, il futuro ora non mi appartiene».

Marco Mattiello

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