La carica dei 7000 trascina la Nocerina

Non c’è il sold out allo stadio ma tanto entusiasmo e tifo. Una spinta decisiva dagli spalti per capitan Bruno e compagni

INVIATO A NOCERA INFERIORE. Un imperativo prim’ancora che un auspicio. E pure categorico: “vincere”. Campeggia sullo striscione appiccicato (letteralmente!) all’inferriata di fronte al Piazzale dello Sport. È così vistoso che non può sfuggire agli occhi, anche quelli più distratti, dei giocatori rossoneri a bordo del pullman sociale prima di imboccare la porta carraia del “San Francesco”.

Il popolo molosso ci crede, ha una voglia matta di provare a riacciuffare la B per la finestra dei playoff. Anche se non ci sono state resse nei giorni della prevendita; anche se quelle tre-quattro bancarelle con gadget della Nocerina non è che siano prese d’assalto dai supporter; anche se non c’è la processione festosa e chiassosa di “fedeli” rossoneri; anche se non c’è il sold out e i biglietti ancora disponibili al Bar Stadio non sono più acquistabili, dal momento che il furibondo gestore “Tore” deve chiudere, con novanta minuti di anticipo, il cancello per ragioni di ordine pubblico. Ha la sfortuna che il suo esercizio sia ubicato sul percorso che dovranno attraversare i pullman (sei in tutto, più un pullmino) dei tifosi del Latina (poco più di trecento ma tutti in t-shirt azzurra, creando un bell’effetto cromatico nell’altra curva) per raggiungere il parcheggio ospiti.

In stato d’allerta, ma non in assetto antisommossa, ci sono gli uomini, quasi duecento, del servizio d’ordine coordinato dal vice questore aggiunto Giuseppe Marziano del commissariato locale di polizia. Tutto liscio. Anche al passaggio del mezzo di trasporto dei tesserati del Latina, che non vengono accolti con rose e fiori ma neppure con eccessiva ostilità e volgarità.

E dentro? La bolgia non c’è ancora, ma il calore ed il colore sì, eccome! Alla spicciolata, in ordinata fila - sia davanti alle aree di prefiltraggio che ai tornelli - gli spettatori di casa superano gli sbarramenti e prendono posto sugli spalti, che assumono sempre più sfumature rossonere. I tifosi, anche quelli occasionali, non si sono tirati indietro, non hanno ceduto alla lusinga della diretta tv. E pure gli addetti ai lavori sono presenti in massa in tribuna: tra questi, il ds della Salernitana Mariotto, quello della Juve Stabia Di Somma, il procuratore sportivo Fortunato, il dirigente Urban, l’allenatore Cari.

E De Liguori e compagni questo clima d’entusiasmo, di fiducia, di sostegno l’avvertono sin dal riscaldamento sul terreno di gioco. Anche dagli applausi che sottolineano la sfilata dei raccattapalle con lo striscione dedicato al patron Giovanni Citarella (“Comunque vada... grazie presidente”) e dai boati che salutano i gol del temporaneo doppio vantaggio del Pisa sul Perugia, l’altra semifinale playoff iniziata un’ora prima. Il tifo comincia a farsi sentire, come l’inno beneagurante della stagione cadetta amplificato dagli altoparlanti dello stadio.

Eccitatissimo Stefano Verticale: anche per lui, non è una domenica come le altre, tant'è che ci mette più del solito per sistemare il suo “Las Vegas” al centro delle vetrate del settore distinti e per indossare il costume di... campo, a bordo del terreno di gioco, in attesa di accogliere l’ingresso dei rossoneri. Li precedono un concentratissimo capitan Bruno e un già esausto direttore sportivo Pitino, correndo ai margini della pista d’atletica per depositare un mazzo di fiori sotto la curva sud, aggiungendosi a chi “Canta e carica insieme a noi... Alberto vive!”, per ricordare, ad un anno dalla scomparsa, il giovane ultras Bove, “figlio del rione Gelsi”, la cui gigantografia campeggia nella coreografia di grande impatto visivo ed emotivo che fa da preludio al match. Che farà sospirare, agitare e poi esplodere di gioia i settemila cuori rossoneri del “San Francesco”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA