LA TRAGEDIA

L’ultimo tackle di Viscido: addio “pitbull”

L’ex capitano dell’Avellino si è tolto la vita in casa a Battipaglia

Il “pitbull” ha smesso di ringhiare sulle caviglie degli avversari. Ha scelto di finire la sua vita terrena di domenica, il giorno santificato degli amanti del calcio. Ora, proprio quel mondo così dorato e spesso insensibile alle tragedie, può soltanto versare lacrime. Nel ricordo di un ragazzo, un centrocampista di valore, che ha compiuto il gesto che nessuno mai si sarebbe aspettato. Filippo “Pippo” Viscido non c’è più: si è tolto la vita, ieri sera intorno alle ore 21, nella sua abitazione di Sant’Anna, a Battipaglia. I soccorsi dei volontari del 118 giunti dopo pochi minuti si sono rivelati inutili: Pippo era già morto. Sul posto sono giunti anche gli agenti del locale commissariato di polizia, guidato da Lorena Cicciotti , e i carabinieri in supporto. Inutile, adesso, pensare a ciò che è accaduto. Ogni aspetto verrà chiarito dagli investigatori. Ora è solo il tempo del ricordo. Delle lacrime per un ragazzo che, fra meno di un mese, avrebbe compiuto 32 anni, lasciando una moglie e due figli. Capace di lasciare un segno, fortissimo, sui campi di calcio di mezz’Italia.

Dalla Piana del Sele, da giovanissimo, era emigrato al Nord: lo accolse il Parma che, da subito, aveva notato la grinta e i mille polmoni di un mediano “vecchio stampo”, capace di unire la corsa alla qualità nel passaggio. Nel settore giovanile emiliano, però, non ebbe grossa fortuna. E da lì iniziò il suo giro d’Italia che l’ha portato a vestire tantissime maglie. Una su tutte, quella dell’Avellino: Pippo aveva poco più di vent’anni quando divenne l’idolo della tifoseria del “Partenio”. I supporters irpini gli affibbiarono quel soprannome, “pitbull”, che l’ha accompagnato per tutta la carriera, apprezzando il suo impegno per due stagioni in cui i biancoverdi lasciarono l’inferno della D per tornare fra i professionisti. Sembrava l’inizio di una carriera brillante.

Ma, invece, il calcio riesce ad esser spesso traditore, a spezzare le ali di chi sogna in grande. In serie C giocò per una sola altra stagione, col Campobasso, prima di iniziare il suo tour del Mezzogiorno fra serie D ed Eccellenza, vestendo pure più volte la maglia della Battipagliese. Le ultime gioie, qualche campionato fa, con la vittoria dell’Eccellenza ad Afragola. Poi la crisi per il Covid, il lavoro da operaio, l’ultima fugace esperienza al Salernum Baronissi. Sempre di corsa, sempre a testa alta, sempre a ringhiare le caviglie degli avversari. Ora, però, il “pitbull” ha detto basta di domenica. La giornata santificata dagli amanti del calcio.

(al.mo.)