L’ex vice traccia la strada «Gabio-Calil, che coppia»

L’allenatore del Crotone è corteggiatissimo anche dalla società granata «Ho finito la mia esperienza in Calabria, a Salerno c’è davvero un bel mix»

SALERNO. Massimo Drago, allenatore di progetto, mister del Crotone imbottito di giovani e condotto alla salvezza, sta per dire addio ai pitagorici dopo un lungo percorso, cominciato nei Giovanissimi. Lo cercano Empoli, Catania, Cesena. Pensa a lui pure la Salernitana: è tra i papabili per il dopo-Menichini.

Drago, immagini di ripartire altrove, diciamo da Salerno. Chi porterebbe?

«Cordaz, il portiere, mi ha dato una grande mano. Poi Maiello è bravo: due anni con me, parentesi sua a Terni prima di ricongiungerci quest’anno per la consacrazione. Infine Ciano: ha gamba, coi piedi ci sa fare».

La B è una maratona e la scelta degli under non va steccata. Su chi ha messo gli occhi?

«C’è gente under come carta d’identità ma già svezzata, pronta. Esempi: Politano, Verre, Parigini. Minala e Crecco, che sono under pronti, non hanno avuto modo di esprimersi per quanto valgono, complice minutaggio ridotto. Il discorso cambia, se parliamo di under prelevati dalla Primavera per il grande salto in B».

In che senso?

«Bisogna far attenzione con i giovanissimi perché devono superare un periodo fisiologico di adattamento. Mi spiego: Bernardeschi c’ha messo tempo e abbiamo saputo attenderlo a Crotone. L’anno scorso Cataldi, un predestinato, ha avuto bisogno di ambientarsi. Poi c’è l’eccezione: Florenzi s’integrò subito, la B divenne subito casa sua».

L’Arechi può diventare la casa di Drago?

«Illuderei, se dicessi che ci sono stati contatti. Direi una bugia, se negassi che Salerno è una piazza importante, bella, professionalmente stimolante. Mi ricordo che c’ho giocato da avversario col Licata - ero nella squadra di Tudisco, Grimaudo e Caramel, allenata da Sonzogni - e poi da collaboratore tecnico del Crotone, superati da Cozza. Sul futuro non ho ancora certezze. Mi sto godendo i bambini e poi ho grande rispetto per chi c’è ora in granata. Menichini è l’allenatore in carica, ha fatto buone cose, penso meriti di restare».

Invece è in bilico. Lei lo sostituì a Crotone e nel 2012 è cominciata la sua ascesa. Corsi e ricorsi?

«Ero molto legato al mister ma nel 2012 mi si presentò un’occasione importante, uno snodo della carriera, ed accettai».

C’erano Calil e Gabionetta. Sono cambiati?

«Mi pare di no. Calil giocava mezz’ala e poi io lo utilizzai “falso nove” ma lui è un centravanti, sa stare in area. Puntai su Calil. Avevo Djuric, omone di 190 centimetri, ma cambiai perché la squadra era pigra e lanciava il pallone avanti. A me piaceva e piace costruire: schierai Calil davanti e alle sue spalle Sansone, Florenzi e Gabionetta che se ha la testa, spacca le difese. Però deve avere la testa, cioè convincersi che può fare la differenza».

Quando parlerà col Crotone?

«Dopo un breve riposo. Il mio ciclo a Crotone è concluso, dopo un bellissimo percorso cominciato coi Giovanissimi. Quest’anno abbiamo fatto un’impresa: erano cambiati 23 giocatori, c’erano tanti giovani provenienti dalla Lega pro e ho voluto dare continuità come guida tecnica. Mi porto dietro un insegnamento importante: la B è un campionato talvolta folle e occorre tanto equilibrio nella gestione tecnica e nell’approccio di squadra ma anche un ambiente positivo, che non si deprima quando la squadra ha un momento di difficoltà. A Salerno c’è un bel mix: società solida, pubblico e stadio splendidi».

Come si vince?

«Col mix: vecchi bravi, giovani di più. Il Frosinone ha messo Dionisi nel motore. Il Carpi ha conservato l’intelaiatura. Chi ha già le fondamenta e costruisce solo un altro piano del palazzo, è più avanti degli altri nel cammino».

Pasquale Tallarino

©RIPRODUZIONE RISERVATA