Jadid: «Caputo ingrato, alla figlia pure il regalo»

Continua a tenere banco la polemica tra i due ex granata dopo il rigore fallito dalla punta del Bari

GROSSETO. Continua a tenere banco la vicenda, particolare davvero, che vede come protagoniti due ex giocatori della Salernitana, compagni di squadra in granata nella stagione 2009/2010 culminata con la retrocessione della squadra di Antonio Lombardi in Prima Divisione. Non si placa la polemica a distanza tra Abderrazzak Jadid e Francesco Caputo, protagonisti di un acceso siparietto dopo il contatto che ha convinto l’arbitro Di Paolo a concedere mercoledì scorso un rigore al Bari (poi sbagliato dallo stesso Caputo) contro il Grosseto. Il centrocampista dei toscani si dice tradito, offeso dalle parole dell’ex compagno di squadra ai tempi della Salernitana («nel ritiro siamo stati anche in camera insieme»), e specifica: «Ha cercato di mettermi in cattiva luce - esordisce Jadid - e tutti sanno quali sono i miei valori. Quello che è successo in partita è a dir poco vergognoso. Prima che calciatori siamo uomini ed in questi frangenti è venuta fuori la debolezza di Caputo, che mette di mezzo la propria famiglia per difendersi, per giustificare un rigore sbagliato». «Non si deve sentire danneggiato lui - aggiunge - cosa devo dire io, che ho perso la gara e che ho subito un’ammonizione che mi farà saltare Novara? Pensavo che un uomo del Sud potesse avere dei valori. Bastava che dicesse che è stato bravo Lanni a parare il tiro, non dire tutte queste falsità, stupirsi del fatto che sapevo il nome della figlia. È nata l'anno della Salernitana e le feci anche il regalo. Gli ho detto "in nome di tua figlia devi dire all'arbitro che non è rigore».