L'INTERVISTA

Iuliano dà un calcio al doping"Incubo finito, sono tornato"

L'ex giocatore granata dopo la squalifica racconta il periodo più buio della sua carriera: "Sono stati due anni difficili ma la mia famiglia mi ha salvato". L'amicizia con Ciro Ferrara, la passione per la Salernitana e una proposta dall'Australia per tornare a giocare: "E' una possibilità"

SALERNO. Due anni fa aveva sbagliato, e lui lo ha ammesso tanto umilmente, lasciandosi tutto alle spalle anche grazie al supporto dei suoi cari. Mark Iuliano si sente ancora un calciatore, anche se va per i 37 anni. Finita da una settimana la squalifica per positività a un metabolita della cocaina, è pronto a calcare nuovamente i campi di gioco. Se sarà in Italia o all’estero ancora non si sa, ma l’ex granata sente, sono parole sue, d’aver messo la testa a posto.
Mark Iuliano, il calvario della squalifica è finito. Ora si ricomincia.
«Sì, l’importante è che finalmente questa squalifica di due anni sia terminata. Ho pagato il mio debito e sono pronto a ricominciare serenamente».
Aveva subito due anni fa la mannaia della squalifica per doping, come si è sentito quando lo ha saputo?
«E’ stata una notizia bruttissima, dura da accettare. Devo dire che ero anche in un periodo difficile dal punto di vista personale, ma ho ammesso di aver fatto una stupidaggine e l’ho pagata. Ho messo la testa a posto».
Ovviamente non è mancato il sostegno delle persone a lei più care. C’è stato qualcuno che l’ha incoraggiata più degli altri?
«No, mi hanno incoraggiato tutti, dalla mia famiglia ai miei amici. Le persone che mi conoscono mi hanno dato uno ‘scappellotto morale’. come si suol dire, ma hanno capito che chiunque può commettere errori. Ora esco da questa storia più sereno, tanto che riesco a parlarne con tranquillità».
Il più importante fra gli incitamenti a non mollare?
«Il primo ad avermi incoraggiato è stato Ciro Ferrara, mio ex compagno alla Juve, che mi ha telefonato».
Come ha speso questi due anni senza calcio?
«Ho principalmente cercato conforto nella mia famiglia, mia moglie e mio figlio su tutti, ma mi sono anche allenato per tenermi in condizione. Aggiungo che ho lavorato con più piacere in questi due anni rispetto alle ultime precedenti stagioni in cui mi allenavo da professionista. Ho giocato anche qualche partita con la selezione di calcio amatoriale delle Due Sicilie, insieme ad altri calciatori del Napoletano e dell’Italia meridionale».
Il suo legame con Salerno (e con la Salernitana) è inscindibile.
«Infatti sono salernitano, e sono stato spesso a Salerno anche in questi ultimi tempi. Torno molto volentieri lì, ho rivisto Manolo Pestrin con il quale avevo giocato a Messina, e poi Salerno piace moltissimo a mia moglie, Federica Villani, che è originaria di Pavia».
Cosa le è rimasto dell’esperienza con la maglia granata?
«Trascorsi due annate molto belle con due quinti posti. Fummo allenati da Rossi e da Colomba. Ricordo soprattutto la delusione per non essere riusciti ad approdare in A, ma fui felice lo stesso quando, dopo tanti sforzi, la società fu promossa nel ‘98. Adesso, mi dispiace che la Salernitana sia retrocessa così amaramente. Spero che la prossima stagione andrà meglio».
E’ vero che potrebbe emigrare addirittura nel campionato australiano, o comunque farebbe di nuovo un’esperienza fuori dall’Italia?
«In questi anni ho girato il mondo e ho visto realtà anche diverse dall’Italia. Se andrò in Australia non lo so, ma certamente non mi dispiacerebbe un’altra esperienza all’estero».
Ma continuerà col calcio giocato?
«Ci sto pensando: a oggi non è sicuro che io ritorni a giocare, però mi piacerebbe continuare. Vedo che ci sono calciatori, anche più grandi di me, che continuano a giocare su buoni livelli. Lasciare dopo una squalifica non fa mai piacere, gli ultimi anni mi sono trascinato un po’, per cui spero sempre di continuare. Dopo due anni mi sento anche più riposato, anche i miei amici mi spingono a proseguire. Vedremo. Se ritrovassi l’emozione di giocare ancora, mi piacerebbe».
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