Il portafortuna Guazzo ha conquistato il posto

Ha segnato soltanto due gol ma con lui titolare la squadra ha sempre vinto nelle ultime tre partite

SALERNO. Chi pensa che un attaccante sia solo lustrini, rovesciate e sforbiciate, non potrà mai trovare utilità in un giocatore come Guazzo che prende botte (e le dà), apre i varchi, difende il pallone, manda anche in gol. Per caratteristiche, il centravanti di Acqui Terme – che aspettò due giorni Mariotto in un albergo alle porte di Pozzuoli, prima di firmare il contratto - somiglia un po’ all’ex granata Fava. Stessa sorte, stessi chiacchiericci. «Vede la porta neppure col cannocchiale», si sussurra da più parti. Poi la Salernitana di Lombardi si accorse quanto utile fosse Fava per Di Napoli. Passa il tempo, affiorano i paragoni e le coincidenze. Domani torna arruolabile Ginestra e la tentazione sarebbe escludere Guazzo: ruolo per ruolo, perché ai lati si può giocare con calciatori sguscianti. Perrone, invece, potrebbe tenere insieme Guazzo e Ginestra, perché il primo sa fare bene il centravanti e il secondo, svincolato dal raddoppio di marcatura, potrebbe avere più metri per fiondare a rete oppure essere in grado anche di partire dalla sinistra. È un’ipotesi e non pare peregrina.

La storia di Guazzo a Salerno è la fotografia della bufera granata trasformata dal serafico Perrone in brezza marina. Le cronache, durante la gestione Galderisi, grondavano, infatti, di scaramucce in campo, protagonista molto spesso l’attaccante che ha sfiorato l’anno scorso la B col Taranto. L’episodio più eclatante ad Eboli quando litigò con il team manager Ronca. Un mese fa mostrò di nuovo i muscoli con Zampa all’Arechi e il ribaltone in panca era già cosa fatta. Perrone, però, seppe trovare l’appiglio giusto: «Litigi in campo? Solo un po’ di animosità - sminuì – avreste dovete vedere l’anno scorso...». Assente Ginestra per squalifica, ha trasformato Guazzo in un prezioso titolare della Salernitana vincente. La percentuale al tiro non è da fenomeno, però ha colpi interessanti, la tecnica di base è buona. Alcuni esempi: a Reggio lui a smarcare Gustavo e Mancini con tocchi di giustezza, mandandoli in porta; il gol a Mugnano, di testa in tuffo, gesto tecnico bello; col Campobasso, prima di ciabattare il pallone in curva Nord, aveva preparato bene la conclusione con un’ammirevole finta di corpo. L’ultimo spot per Guazzo l’ha confezionato proprio Perrone: «Con lui centravanti abbiamo vinto tre partite«. Dunque avanti col talismano?