IL RICORDO DEL 24 MAGGIO

«Il mio Igor, sopravvissuto all’inferno»

Il capoconvoglio Emilio Negri attese sui binari il figlio di ritorno sul treno della morte: «Temevo il peggio, lo trovai a casa»

L'intervento di Dario Cioffi - Il senso "al giorno di dolore che uno ha"

Un figlio su quel treno maledetto e il cuore diviso in due: da una parte il genitore in ansia, dall’altra il ferroviere preoccupato per i colleghi. Emilio Negri, 71enne capotreno in pensione, non dimenticherà mai quel 24 maggio 1999. Un lunedì differente da tutti gli altri, perché non era in servizio ma alla stazione di Salerno c’è stato lo stesso. Era sui binari per aspettare il figlio Igor, all’epoca dei fatti appena 18enne e ora 43enne stimato agente assicurativo, che tornava dalla sua prima trasferta al seguito della Salernitana, retrocessa a Piacenza.

Una giornata incredibile, tra preoccupazione e angoscia che mai andranno via da quel racconto che fa sempre male ripetere. «All’epoca avevo 46 anni ed ero un capotreno in piena attività lavorativa - ha spiegato - Quel lunedì non lavoravo perché, semplicemente, era concordato così nei turni già prestabiliti con gli altri colleghi. Ma mi ero recato in stazione per andare a prendere mio figlio. Era di ritorno da Piacenza, dalla sua prima trasferta».

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