«Il match di domenica sia quello della rinascita»

Roberto Breda era l’allenatore della squadra che sfidò gli scaligeri nel 2011 «Nessuna rivincita o vendetta: si rischierebbe di uscire fuori binario»

SALERNO. «Salernitana-Verona non sia la partita della rivincita, perché si rischierebbe di uscire fuori binario. Diventi, invece, la gara della rinascita, perché talvolta non tutti i mali vengono per nuocere».

Parla Roberto Breda, il vecchio capitano e condottiero, l’allenatore dei granata che nel 2011, contro tutto e tutti, raggiunsero il sogno della finale playoff per la serie B e arrivarono a un passo dalla promozione. Oggi Breda è l’allenatore della Virtus Entella ma non ha mai nascosto la propria fede granata e ricorda ogni istante della partita giocata cinque anni e mezzo fa, addirittura in concomitanza con il compleanno della Salernitana. «Il 19 giugno 2011 è una data scolpita nel cuore», sospira.

Vissuta con quale stato d’animo?

«Fu una partita molto sofferta perché ci giocavamo non solo il campionato ma anche la sopravvivenza della società: si riteneva che la vittoria avrebbe potuto attrarre nuovi investitori ma era una probabilità su un milione. In campo non andò come tutti speravano ma uscimmo a testa altissima, tra gli applausi del pubblico che commossero tutti noi. A conti fatti, anche se è brutto dirlo, la vittoria sarebbe stata illusoria perché il destino della Salernitana di Antonio Lombardi era segnato. È stata una fortuna, invece, aver potuto riprendere subito quota dopo il fallimento. La Salernitana è ritornata faticosamente ma con merito nel calcio che conta, è riuscita a ripartire con una società più forte e più solida. Noi in campo, nel 2011, avevamo già fatto un miracolo ma le scorie di una gestione e di una stagione di rinunce e sospiri non potevano essere cancellate. Infatti la gente arrivò allo stadio esasperata».

Ricorda l’atmosfera?

«Clima elettrico è dire poco. I tifosi della curva circondarono d’affetto il nostro pullman, lo presero d’assalto. Arrivammo allo stadio in un contesto di gioioso assedio ma in condizioni disagiate anche da un punto di vista tecnico: ci squalificarono tutti a Verona, non avevamo più difensori e il portiere era quello di riserva. Mi è ricapitato di vivere un’altra finale playoff, purtroppo persa con il Latina, ma quella di Salerno fu tutta particolare, ci portammo dentro il campo anche il pubblico. Dopo il calcio di rigore vincente di Davide Carrus, dalla panchina ebbi la sensazione di potercela ancora fare. Avemmo occasioni fino alla fine, l’ultima con Ragusa, ma fu tutto inutile. La partita fu caricata in maniera particolare anche dagli avversari».

C’è il rischio che accada di nuovo?

«La tifoseria granata vivrà Salernitana-Verona come un derby ma la squadra e l’allenatore dovranno essere bravi a non farsi contagiare. Do per scontato che tutto fili liscio. È giusto che ci sia rivalità tra le due curve ma sempre dentro i limiti della correttezza e del rispetto. Non c’è niente da vendicare, non c’è più nessuno né in campo né in panchina e non è soltanto per quello che tutto filerà liscio, ne sono certo. Salernitana-Verona è una nuova partita che appartiene a un nuovo percorso calcistico: non ci saranno più i contenuti emotivi di una volta. Salerno è una città calda e passionale, ma corretta, matura, sportiva. Lo sport trionferà».

Che tipo di partita si aspetta?

«Il Verona è la squadra da battere. Ha un organico sontuoso, completo in tutti i reparti. Per la Salernitana non è una partita semplice ma neppure dal pronostico chiuso, se saprà affrontarla con la personalità che ha caratterizzato la prestazione offerta alla Spezia. La Virtus Entella giocherà alle 17.30 e credo che riuscirò ad assistere in tv alla sfida».

©RIPRODUZIONE RISERVATA