Il grande “sacrificio” di Lepore e Danti per la causa Nocerina

Entrambi erano già un lusso per questa stagione rossonera Stanno pagando un prezzo troppo alto alla giustizia sportiva

NOCERA INFERIORE. Mimmo Danti e Franco Lepore: un lusso per la Nocerina di quest’anno. Meriterebbero entrambi di più due come loro: hanno conosciuto la gavetta della D ma anche gli assaggi gloriosi della B.

A Nocera erano arrivati per risalire la china, rimettersi alla prova. Senza badare alla modestia dell’ingaggio – altrove avrebbero guadagnato di più – ma cercando l’ispirazione per tornare protagonisti. Hanno accettato di tutto e di più. Cambiare ruolo, mettersi a disposizione della causa, aiutare i più giovani del gruppo, segnare gol a volte inutili per la classifica ma moralmente significativi. Ora rischiano di buttare via tutto. Il procuratore federale Palazzi voleva stroncare le loro carriere: tre anni e mezzo di stop fu la richiesta ad inizio dibattimento di primo grado. La Commissione Disciplinare, invece, s’è per così dire limitata a stroncare la loro annata in corso ed a pregiudicarne la prossima condannandoli ad un anno di squalifica. Malgrado una situazione del genere, tra lacrime e speranze, s’allenano con motivazioni più forti di tutto e di tutto, bravo Fontana nell’aiutarli mentalmente e bravissimi loro nel non lasciarsi abbandonare alla disperazione calcistica.

Salvo miracoli da proscioglimento pieno, non scenderanno più in campo per questa stagione ma possono tornare a giocare dall’inizio della prossima. In un calcio che riporta sul terreno di gioco chi è stato dietro le sbarre, come da esempi di massima serie, stona parecchio la loro situazione anomala, da sanzionati per illecito senza aver commesso o ideato illecito. Se ci fosse giustizia vera in secondo grado, bisognerebbe salvaguardare il loro avvenire assieme a quello della Nocerina e dei compagni di sventura che si chiamano Lorenzo Remedi, Edmund Hottor e Petar Kostadinovic. Intanto Mimmo e Franco vanno avanti. Peccato averli visti all’opera per poco ed in un’annata del genere.

Marco Mattiello

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