L’INTERVISTA

«Il difetto di Matteo? Troppo genuino»

Il ds Pastore è un estimatore dell’attaccante: merita molto di più

SALERNO. Ivano Pastore, ds salernitano, ex Taranto, segue con attenzione progressi e successi di Guazzo. Stravede per lui: voleva portarlo a Nocera due anni fa ma l’affare non si concluse. Perchè? «Solo perchè avemmo la brillante idea di puntare su Castaldo, valore aggiunto in C1. Guazzo, però, è rimasto un mio pallino, un professionista che tutti vorrebbero avere nello spogliatoio perché è un ragazzo d’oro, sebbene di temperamento forte».

Guazzo è boa o stoccatore?

«È centravanti, vede la porta e fa anche segnare. Un ottimo giocatore, un lusso per la C2, come Ginestra. Matteo ha ottenuto meno di quanto meritava ma un po’ è anche colpa sua. Lo sa pure lui».

Cioè?

«Non le manda a dire, non si tira indietro e prende le sue responsabilità: nel calcio, la schiettezza e la genuinità si pagano sulla propria pelle. Credo che il processo di maturazione per lui sia stato più lungo: ora è un giocatore d’esperienza, un agonista vero, pronto al salto».

Le caratteristiche?

«È un centravanti atipico, gioca per la squadra, dà profondità ma ha anche colpi incredibili. Tecnicamente è bravo, sa cercare anche la combinazione stretta, manda in porta. Se un ds del calibro di Angeloni, oggi all’Inter, lo richiese espressamente ai tempi del Taranto, significa che stiamo parlando di un giocatore importante, uno di prima fascia».

Guazzo, Ginestra, Mancini, Molinari, Perpetuini: chi la ferma la Salernitana?

«Nessuno. È la fuoriserie che farà campionato a sé. La crisi l’ha già avuta e l’ha superata; con Perrone ha trovato la quadratura, alcuni si sono definitivamente calati nella mentalità della categoria, insomma si sono resi conto che Salerno e la Salernitana meritavano un loro sforzo maggiore».

La Salernitana di oggi le ricorda?

«Il mio Taranto pieno di qualità e di gente con gli attributi: Dionigi, De Florio, Mancini, Caccavallo, Manni e Mortari. Noi eravamo la Salernitana di oggi e il Gallipoli di Pagni era l’inseguitrice come il Martina che i granata hanno appena battuto all’Arechi, dandole una bella spallata».

Quindi la promozione è in cassaforte?

«Ho giocato anche nove tornei di C2 e qualcuno l’ho vinto pure da calciatore. Con tutto il rispetto, il livello tecnico complessivo si è abbassato di parecchio. Un campionato è vinto quando lo decreta l’aritmetica, ma non vedo uno spauracchio della Salernitana. L’Aprilia è partita fortissimo ma sta rallentando perché non ha gente d’esperienza che possa traghettarla nei momenti di difficoltà. Forse può impensierire l’Aquila, squadra solida costruita benissimo, composta da giocatori di calibro come Infantino, Iannilli, Pomante e Ciotola. Se alla prima di ritorno i granata superano anche questo scoglio, il grosso è fatto». (p. t.)