Il portiere Boris Radunovic con il team manager Salvatore Avallone

IL PROTAGONISTA

I granata nelle mani del gigante Boris

Radunovic conosce i nuovi compagni, il preparatore: "E' più forte di Tacconi"

SALERNO - I tifosi che hanno sfidato il caldo spingendosi ieri pomeriggio ai bordi del “Mary Rosy” avevano gli occhi fissi sul campo, anzi nella porta, alla ricerca di chi dovrà blindarla. Domanda sulla bocca di tutti: para Radunovic? «E’ più forte di Tacconi». La profezia-sentenza è di Carmine Amato, il suo preparatore ad Avellino. Nella vicina Irpinia, dove non mancano in queste ore mugugni e messaggi al veleno sui social network dopo il passaggio ai cugini granata, descrivono Boris forte e coraggioso. E’ forte perché è solido, soprattutto di testa: sicuro nella guida della difesa a dispetto della sua giovane età (classe ‘96); sereno nella gestione dei momenti di difficoltà che in una stagione lunga non mancano mai. Ad esempio ad Avellino, quando il portiere serbo saliva e scendeva dall’altalena con Frattali, ai tempi del ballottaggio. Il giochino al quale talvolta ricorrono gli allenatori quando pensano di avere a disposizione due numeri dodici è una specie di roulette russa che alla fine toglie spazio e sicurezza ai duellanti. Radunovic, invece, ne è uscito vincitore, a testa alta: nel mercato invernale, via Frattali e lui titolare a suon di parate, mentre cambiava agente affidandosi a Giuffredi. A Benevento, nel derby, ricordano ancora una sua prodezza, mostruosa. Fu muro di gomma anche a Brescia, qualche mese fa, in un’altra trasferta memorabile, come quelle di Trapani e Cittadella. Il gigante Boris, che in granata raccoglierà l’eredità del “Puma” Gomis, è diventato portiere... nel giardino di casa. Giocava quasi allo specchio: di fronte aveva la sua stessa immagine ma in realtà era il gemello Pavle, che fa l’attaccante. Sono due gocce d’acqua, inseparabili. Il papà Njegos, quando può, li segue dovunque giochino. L’esordio in serie A - maggio 2016 - Radunovic non lo dimenticherà facilmente: vittoria per 2-1 dell’Atalanta di Reja (e di Bollini, nel ruolo di vice) in casa del Genoa, parata salva-risultato su Pandev addirittura col petto coprendo la porta con uscita a pelle d’orso, come si farebbe nella pallamano. Prima della Salernitana, nelle battute iniziali del calciomercato, si erano fatte avanti Hellas Verona e Spal, pure il Napoli per affidargli un ruolo da terzo. Radunovic, però, è uno che non sa starsene a guardare: vuole essere protagonista, va a caccia di certezze e di parate. Non ebbe esitazioni, l’anno scorso: «Divido la stanza con Frattali, ma in campo siamo nemici...». Facile immaginare che ci sia stato lo stesso approccio in granata, da ultimo arrivato: Adamonis è il suo compagno di reparto ma lui è venuto per fare il numero uno. Gigi Genovese l’ha già preso in consegna ordinandogli balzi, uscite con un supplemento di consigli e suggerimenti quando di pomeriggio c’è stata la partitella a ranghi misti (sorrisi per Odjer che ha festeggiato il compleanno, sospiri per Signorelli ancora assente per problemi muscolari curati con cicli di fisioterapia, Bernardini frenato dalla tendinopatia, nei ranghi Schiavi, Pucino e Rosina). Oggi, dopo la seduta d’allenamento del mattino, Radunovic già infilerà i guanti nel test amichevole con l’Equipe Campania a Baronissi, alle ore 18. Domani al Volpe, alle 17 con la Gelbison, nuovo test e ancora girandola. Da Venezia, fuori i secondi: tocca a Radunovic.