L’INTERVISTA

Giubilato in difesa del capitano «Di statura morale superiore»

SALERNO. «Conosco Montervino da dieci anni, abbiamo già giocato in squadra insieme: la sua statura morale non si discute». Alla vigilia della pronuncia sulla squalifica, tocca a Giubilato portare a...

SALERNO. «Conosco Montervino da dieci anni, abbiamo già giocato in squadra insieme: la sua statura morale non si discute». Alla vigilia della pronuncia sulla squalifica, tocca a Giubilato portare a galla le speranze dello spogliatoio: «Confidiamo che tutto vada per il meglio, perché Montervino ha solo esultato, non ha provocato. Il suo gesto non mi è sembrato grave». Da calciatore esperto, Giubilato osserva: «La corsa sotto il settore ospiti si poteva e non si poteva evitare. In tribuna c’era la presenza concomitante di alcune persone e qualche altra piccola coincidenza ha scatenato il resto. Sei giornate sono una pena pensante, ma vogliamo parlare dei due anni di Daspo? Oggi non li danno neppure a quelli che provocano incidenti all’esterno dello stadio». Giubilato parla a testa alta: finalmente riesce a farlo. Fino a poche settimane fa, gliel’aveva impedito l’ernia al rachide cervicale. «Patologia seria, invalidante nella gran parte dei casi, che ha rischiato di far arrivare al capolinea la sua carriera», ha detto il dottore Leo che l’ha accompagnato in conferenza.

«Ho voluto che mi affiancasse - ha chiarito - lo chiamavo alle tre di notte, in preda al dolore». Un sospiro, uno sfogo: «L’oggetto misterioso della Salernitana ora è qui. Sono stato descritto come il buttafuori di Perrone. Faccio solo il calciatore e grazie a Dio posso continuare a farlo. Avrei dovuto operarmi a 36 anni e smettere di giocare. Il dolore era insopportabile: mi rendeva impotente in tutto, dormivo un’ora a notte, non riuscivo a sedermi. Ho deciso di isolarmi, ho dimenticato alcuni amici, tra cui De Cesare. Sono fatto così: non voglio comunicare agli altri il mio disagio per non trasmettere loro il mio problema. Mi sono allenato sempre anche contro la mia volontà: il periodo peggiore della mia vita». L’obiettivo, ora? «Aver messo le scarpette, far parte della Salernitana - risponde Giubilato - proseguirò per altri anni. Non mi vedo in un altro ruolo: venivo di proposito al campo per fare la doccia, volevo sentirmi partecipe e condividere questa rimonta coi compagni. Tante cose son cambiate: i ragazzi primavera avevano un blocco psicologico che dipendeva da altro. Ci sono rimasto male quando non sono stato confermato. Stavo per andare altrove ma i corteggiatori hanno disertato». Arruolabile? Abile? «L’ernia è lì - dice Leo - non è stata trattata chirurgicamente né dipende dall’età, sarebbe potuto accadere anche a un ventenne. La sintomatologia è scomparsa e si può provare. Il rischio di recidiva non lo possiamo escludere. D’altra parte è un difensore e non può non colpire di testa. Abbiamo dato la disponibilità al reintegro perché clinicamente è tutto ok».