il bomber all’asciutto

Ginestra: «Ora va così Ma non c’entrano i fastidi al ginocchio»

SALERNO. Ha segnato a tutte le latitudini: in B, in C1 e C2, prima e dopo le operazioni al ginocchio. Chi ha avuto il “cobra” Ginestra col veleno in corpo, l’ha sfruttato per la gloria, per...

SALERNO. Ha segnato a tutte le latitudini: in B, in C1 e C2, prima e dopo le operazioni al ginocchio. Chi ha avuto il “cobra” Ginestra col veleno in corpo, l’ha sfruttato per la gloria, per stracciare i campionati. Ne ha vinti parecchi, l’attaccante di Pozzuoli e ha sempre segnato a raffica: 136 sigilli fin qui e la speranza – mai celata – di arrivare a 150 (gol) e 400 (presenze in carriera) giocando per la Salernitana. Siccome segnarne 14 in 10 gare di C2 è una media da robot, gli basterebbe griffarne 8 quest’anno: arriverebbe a 20 e prenderebbe più soldi da Lotito col quale ha fissato valori premiali quando ha firmato il contratto. Il resto (dei gol e dei soldi) arriverebbe in C1, in forza di un contratto pluriennale. Però l’attualità dice che 8 gol entro il 12 maggio, cioè entro la sfida di Teramo che chiuderà il campionato, non sono più una passeggiata per Ginestra.

Il “cobra” della Salernitana è al palo dal 6 gennaio: fanno due mesi. Lui, però, da attaccante che vive per il gol, conta giustamente le partite di astinenza e non le settimane, perché non si scende in campo ogni giorno.

Quindi dice: «È la quinta volta che non segno, considerando pure la giornata di squalifica». Perché? Medico di se stesso, affida al fato, alla casualità la colpa del lungo digiuno. Non a sofferenze fisiche o acciacchi. Magari invita a guardare ai suoi piedi - caldissimi fino al 6 gennaio e poi incapaci di tramutare in oro ogni pallone che spiove – ma non ad altri arti, cioè al ginocchio operato due volte.

«Non c’è nesso - dice alla presenza dell’addetto stampa - non segno perché è un momento che va così ma il ginocchio non c’entra. Gli allenamenti posso farli anche per intero e infatti mi sottopongo alle corse con il traino che magari potrei evitare e non lo faccio. Se talvolta salto le partitelle d'allenamento, accade perché così mi consigliano».

Resta in piedi la domanda: perché? «So come gestirmi. Questo ginocchio lo curo come un figlio e gli voglio tanto bene. Però non mi fa male, non si infiamma, lo assicuro. Anzi, ho comprato pure un macchinario di mille euro per fare esercizi all’Arechi ma non mi aprono le porte. Potete scriverlo».

Sul rigore battuto tre volte: «Mai pensato di lasciare il dischetto. Anzi, la terza volta volevo calciare di sinistro: pensate un po’?». Nessuna sofferenza, quindi. Anzi, sì ma è solo... mal di gol. (p.t.)