SERIE B

Gian Piero Ventura: «Salernitana, tempo di osare»

La voglia di campo del trainer granata: «Lavoriamo via Skype, prima o poi si dovrà ripartire e noi non dovremo porci limiti»

SALERNO - La quarantena non l’ha scalfito. Al contrario. Gian Piero Ventura freme. Sente il sacro fuoco che arde e non fa nulla per spegnerlo. Al massimo, con la coscienza e l’equilibrio imposti da questo tempo drammatico, tiene bassa la fiamma. Vorrebbe ripartire, appena possibile. E cercare di vincere. Sì, pure questo. Perché sa d’aver seminato (bene) e avverte ch’è dunque il momento di provare a raccogliere. Senza filtri né ponendo limiti a un’ambizione ch’è viva, pure se al momento forzatamente “chiusa in casa”, il tecnico granata si racconta nella seconda serata di Telecolore, in una puntata di “Gol su Gol” tutta in conference call per lanciare ai naviganti un messaggio tra passato, presente e - perché no - futuro. Partendo dall’inevitabile premessa d’una «tragedia ancora troppo grande, nei numeri delle vittime, per immaginare che il calcio riparta domani, significherebbe perdere di vista la realtà».

E però arrivando a una certezza: «Si dovrà ricominciare, prima o poi, perché altrimenti diventerà difficile andare avanti anche nelle stagioni successive. Torneremo in campo quando medici e Governo lo disporranno, magari in concomitanza con la ripresa d’altre attività lavorative». Ligio alle regole, ma pure profondo conoscitore del suo mondo, l’allenatore più esperto e vincente della serie B attuale disegna così lo stato dell’arte: «Come fai a dire, ad esempio, al Benevento primo in classifica che non sarà promosso in A perché il campionato non s’è concluso? I cadetti sono strettamente connessi alla massima serie, dunque entrambi i tornei dovranno esser portati a termine anche perché, se ciò non accadesse, solo per prendere in esame tutti i ricorsi ci vorrebbero tre anni. È chiaro che occorrerà tanta prevenzione, e ci sarà purtroppo da giocare a porte chiuse dopo che Atalanta-Valencia dello scorso febbraio ha rappresentato un errore clamoroso, come ne son stati fatti tanti anche fuori dal calcio. Uno sbaglio, dovuto alla poca conoscenza che all’epoca c’era della situazione, che oggi non verrebbe certo ripetuto». Ventura va pure nel merito della questione: «Il protocollo medico della Figc è persino un po’ esagerato, nel senso che anche qualche club di serie A, che non ha un centro sportivo completamente attrezzato, potrebbe fare fatica a rispettarlo. Diciamo che dovrebbe essere in qualche modo interpretato. Anche perché, se siamo tutti in quarantena, risultiamo negativi ai tamponi e poi lavoriamo in ritiro isolati non abbiamo possibilità di contagio». Nell’attesa, il 72enne tecnico genovese s’è affidato alla tecnologia per (ri)prendere le redini della sua Salernitana.

«Da ormai due settimane ci alleniamo tutti insieme via Skype. Lavoro di forza, organico, esercizi in casa e per chi può anche nei cortili dei palazzi o in garage. Certo, ci vorranno almeno 15-20 giorni di preparazione sul campo prima di fare una partita senza rischiare infortuni. Ma quel ch’è certo è che i miei calciatori non vedono l’ora di tornare». L’elogio del gruppo è una lente d’ingrandimento dell’ottimismo di Ventura: «Devo fare i complimenti ai ragazzi, per come hanno assimilato il mio metodo e la mia filosofia di lavoro. Era il primo obiettivo che ci ponevamo, ora sappiamo d’aver seminato e possiamo provare a raccogliere».

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