Fair play finanziario, Lotito premiato ad Amalfi

A giugno il riconoscimento al co-patron granata per la “oculata gestione economica” della Lazio

ROMA. La Lazio, nella persona del presidente Claudio Lotito, si è aggiudicata il premio “Financial Fair Play”, organizzato dalla DGS Sport&Cultura in collaborazione con l'Assoallenatori. Il riconoscimento - assegnato da una giuria composta da direttori e giornalisti delle principali testate sportive - va «al dirigente sportivo che si è particolarmente distinto nell’oculata, corretta, virtuosa e innovativa gestione economica di un club calcistico, in ossequio alle nuove e vigenti regole del fair play finanziario, elevandosi a modello di riferimento per il panorama sportivo europeo». La Lazio nell'ultimo bilancio, sottolinea una nota, può vantare un utile di 7,1 milioni, grazie al taglio del monte stipendi (da 64,3 a 52,3) e al ricorso alle plusvalenze (23) e con un patrimonio netto di 19.9 milioni di euro al 31 marzo 2014. La società rispetta quindi ampiamente i parametri del Fair Play Finanziario introdotto nel 2009 dalla Uefa. Il premio “Financial Fair Play” verrà consegnato nel corso di Football Leader 2015, in programma il 3, 4 e 5 giugno ad Amalfi.

Intanto, nel corso del convegno “Vivere lo stadio: una passione a rischio?”, svoltosi all’Università La Sapienza di Roma il giorno dopo la decisione del presidente della Roma, James Pallotta, di volersi «sbarazzare di quei tifosi che tirano m... sui calciatori e creano situazioni violente», ha preso posizione anche il patron della Lazio, Claudio Lotito. «Pallotta ha ragione? Come Lotito ha ragione da 10 anni: io sono stato il primo a farlo, è lui che segue me. Non è Pallotta che ha ragione, è lo sport che ha ragione. Una sparuta minoranza di gente additata impropriamente come tifosi, dei delinquenti abituali, usa il calcio come cassa di risonanza. Dobbiamo avere il coraggio di fare una separazione netta dalle persone per bene che poi disertano gli stadi».

L’Aula Magna però riserva al numero uno biancoceleste diversi fischi. «Queste urla un poco mi hanno scosso, il mio trauma non è dal colpo di pistola ma deriva dai giovani», evidenzia Marisa Grasso, vedova dell’ispettore Raciti, che andrebbe oltre le dure prese di posizione di Pallotta e del presidente Figc, Tavecchio. «Io chiuderei le porte dello stadio - provoca - Chi vuole vedere la partita la vede a casa. Ma siamo un paese democratico e le persone buone sono espressione di civiltà e lasciano agli altri la libertà di scegliere come comportarsi».